“Ma come: adesso facciamo giocare i bambini? Non ha visto, professore, che uno si è pitturato la lingua di blu?”. “Stia tranquilla: sono pennarelli atossici, la lingua tornerà come prima”. Nel dialogo tra una infermiera allarmata e il professor Giancarlo Izzi c’è il segreto della nascita di Giocamico e poi dell’Ospedale del Bambino. E quell’infermiera è oggi una delle maggiori sostenitrici della filosofia che ha trasformato l’Oncoematologia pediatrica (e non solo)…

Una festa lunga 20 anni per un esercito di 1717 volontari. Corrado Vecchi, anima dell’associazione, mette in fila il racconto di 38mila ore di presenza, solo nell’anno in corso, a fianco dei giovanissimi ricoverati e delle loro famiglie: volontari 24enni per età media, studenti fuori sede che hanno magari nel cuore il mare della pizzica e lo raccontano insieme agli altri Giocamici parmigiani o di tante altre città.

Fra video, foto e testimonianze dirette si dipana un racconto bellissimo, anche se si misura con quotidiane sofferenze. E le autorità sanitarie e municipali accettano volentieri di essere lì da comprimari, che stanno soprattutto ad ascoltare prima di parlare a loro volta. C’è anche un “regalo” per questi 20 anni: una sede che sta prendendo corpo nell’ex day hospital oncologico, mentre non si può non condividere l’assessora Laura Rossi che auspica uno spirito Giocamico anche in tanti altri settori della città (e fa piacere apprendere che tra i volontari in corsia, a raccontare le favole della buonanotte, c’è anche il vicesindaco della città).

Grazie al lavoro di Giocamico “non c’è un bambino che entri in sala pre-anestesia piangendo” spiega il direttore dell’Unità chirurgica pediatrica Casolari. E Giancarlo Izzi, padre di questa rivoluzione sorridente, spiega che “io aiutavo i bambini per la loro malattia, ma voi perchè andasse avanti la loro vita”…

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