La più parmigiana delle notti. La rugiada, il burro e il formaggio dei tortelli d’erbetta, le noci per il nocino… Ma l’alba del 24 giugno 2011 spazzò via l’atmosfera conviviale e rassicurante del San Giovanni parmigiano, con una vera “bomba” politico-giudiziaria, destinata a ribaltare letteralmente la situazione della città nel giro di pochi mesi.

Gli arresti dopo la rozäda – Non sono ancora le 7 quando un sms della collega Georgia Azzali, cronista giudiziaria della Gazzetta di Parma, mi avvisa della clamorosa operazione disposta dalla procura: 11 arresti per presunte tangenti, con in mezzo il comandandante della Polizia municipale e alcuni dirigenti comunali di spicco. A quell’ora, come ogni mattina, il mio lavoro di caposervizio del sito web della Gazzetta di Parma mi fa trovare già davanti al pc di casa: quindi in pochi secondi la notizia viene pubblicata online sul sito della Gazzetta, e subito accende il risveglio di tantissimi parmigiani.

Il sindaco, in quei giorni, è Pietro Vignali, succeduto a Elvio Ubaldi dopo il trionfo nel 2007 del listone guidato dallo stesso Ubaldi con il suo nome: un connubio poi progressivamente guastatosi, mentre si è fatto sempre più stretto il legame fra Vignali e Forza Italia. Non solo in chiave locale: ci sono infatti crescenti voci di una futura possibile candidatura di Vignali (che registra soprattutto la considerazione di Gianni Letta) al Parlamento nazionale. E non è su un tema locale l’ultimo intervento del sindaco, il giorno prima: un intervento che dà allo stesso tempo l’immagine di quanto arrivi a ciel sereno il fulmine giudiziario parmigiano, così come ci porta – proprio in queste ore – a considerare i corsi e ricorsi storici: Vignali, infatti, ha postato su facebook una richiesta per il ritiro dei soldati italiani dall’Afghanistan…

Vignali non molla, gli Indignados in Piazza – L’inchiesta della procura, etichettata come “Green money 2”, e l’immagine-simbolo di una auto della Guardia di Finanza a lungo piazzata al centro di Piazza Garibaldi, con le Fiamme gialle all’opera in Comune per sequestrare documenti, scuotono ovviamente l’intera città. La prima reazione del sindaco è: “Sono situazioni di cui non conoscevo nulla. E quindi non vedo perchè dovrei dimettermi”. E mentre Parma si ritrova in prima pagina su siti, tg e giornali (così come pochi anni prima era capitato con il crac del secolo della Parmalat di Tanzi), arrivano le prime proteste di piazza: sotto i Portici del grano ci sarà anche un lancio di monetine (in seguito si registreranno “concerti” di pentole con inviti alle dimissioni per sindaco e giunta). La Gazzetta, in un editoriale del direttore Giuliano Molossi, fa capire che “il sindaco non può limitarsi a dire: non sapevo nulla”.

Passano tre giorni e la giunta Vignali inizia a perdere pezzi: se ne vanno gli assessori Giuseppe Pellacini e Luca Sommi, mentre il Consiglio comunale che salta per mancanza del numero legale sembra certificare ulteriormente una situazione fragilissima. E “Non può durare a lungo: per Vignali difficile resistere” è il secondo e più deciso rilievo della Gazzetta.

Mentre intanto la Parmalat diventa francese (con l’addio al commissario Bondi) e l’aeroporto austriaco (con il ritorno di Meinl Bank) si comincia a parlare dei debiti del Comune: dal Pd vengono stimati in 636 milioni, comprendendo quelli delle partecipate. La contabilità dei debiti andrà avanti per un intero decennio… E’ il prologo a una estate di polemiche e di attesa, per quello che potrà essere il futuro di una giunta oggettivamente indebolita. Nel frattempo, si fa strada nelle cronache un “personaggio” che ne sarà a lungo protagonista: l’inceneritore che si sta costruendo a Ugozzolo, i cui lavori vengono bloccati da una ordinanza del Comune che apre anche un mini-conflitto istituzionale con la Provincia guidata da Vincenzo Bernazzoli.

A fine agosto gli “Indignados”, come vengono definiti i cittadini che ormai più volte hanno manifestato davanti al Comune dopo i clamorosi arresti di giugno, celebrano per la giunta un “funerale” che precede di poche ore l’effettivo azzeramento del governo della città, provocato dall’uscita dei quattro assessori civici. Ma Vignali per il momento non intende mollare e il 5 settembre vara una nuova giunta inserendo Ceci all’urbanistica, Cova allo sport e la psicologa Scapuzzi ai servizi sociali, mentre le Partecipate vengono affidate a Simonazzi. Parma finisce anche sulle colonne del prestigioso giornale francese Le Monde, ma il ritratto della città e dei suoi travagli politico-giudiziari non è certo quello di una “piccola Parigi”, come a volte ci vantiamo di essere sfidando il ridicolo.

Le nuove clamorose inchieste, le dimissioni e lo “sgarro” – Ma a fine settembre (e di nuovo la notizia che mi arriva all’alba da Georgia Azzali fa immediatamente divampare il nostro web parmigiano) l’arresto di un assessore – Giovanni Paolo Bernini per presunta corruzione legata al settore delle mense scolastiche – ha il sapore del colpo di grazia per la giunta Vignali. Al quale la Gazzetta chiede stavolta, esplicitamente, “un passo indietro”. Occorreranno però ancora un paio di giorni e un comunicato a metà pomeriggio del PdL, prima che Vignali stesso, poco dopo le 20, si rassegni ad annunciare le dimissioni. Ma lo fa con una lettera destinata ad appiccare nuovi incendi in città: il primo cittadino uscente parla infatti, come causa reale di ciò che è accaduto, della sua rinuncia a portare avanti il progetto della metropolitana. E lo dice con parole pesantissime: “La nostra è una città che non tollera certi sgarri”… “Un passaggio rozzo e infelice” gli risponderà all’indomani il nuovo editoriale di Molossi, mentre gli Indignados celebrano in diretta tv nazionale (“Piazza pulita” di Corrado Formigli) la festa di Parma liberata.

Attenzione, però. Mentre a sinistra già tanti pregustano il ritorno al governo della città dal quale sono esclusi dal 1998 (la storica sconfitta di Lavagetto contro Ubaldi), proprio l’ex sindaco si sbilancia in una previsione che risulterà lucida e lungimirante: “Ora la sinistra rischia si sbagliare il gol a porta vuota”…

Intanto una inchiesta tira l’altra (e nel racconto successivo sarà sicuramente interessante seguirne gli esiti): ad esempio, appare clamorosa, ma in seguito si dissolverà, quella sui presunti abusi urbanistici legati alla riqualificazione dell’Ospedale vecchio, e ad un progetto che aveva a sua volta diviso la città. Poi arrivano delle condanne legate ad un’altra clamorosa vicenda degli anni precedenti: il caso Bonsu, il ragazzo arrestato perchè scambiato per uno spacciatore al Parco Falcone Borsellino e poi maltrattato e sottoposto ad umiliazioni nella caserma della Polizia municipale. Quelle di primo grado sono condanne pesanti: anche superiori a 7 anni. Passa per le aule giudiziarie anche la vicenda della maxi-bolletta dell’ex assessore Giampaolo Lavagetto: un macigno sulla sua carriera politica che solo ad anni di distanza sarà chiarito in suo favore.

Commissari e candidati – Il 20 ottobre arriva, in treno, la nuova commissaria di Parma: Anna Maria Cancellieri aveva già ricoperto l’incarico dopo le dimissioni, e prima della rielezione, di Stefano Lavagetto nel 1994. Ma dopo neppure un mese, la neo-commissaria viene chiamata a Roma nel nascente governo Monti: curiosamente, si ripete la staffetta del 1994, poichè anche allora – come ora – la Cancellieri venne chiamata ad un altro incarico (quella volta come prefetto di Vicenza) e a sostituirla fu, ed è, Mario Ciclosi.

Ricordate “l’autogol” vaticinato da Ubaldi per il centrosinistra? Ecco come il Pd inizia a “confezionarlo”, con l’amara rinuncia alle primarie di Giorgio Pagliari anche in seguito alla diffusione di un sondaggio (non azzeccatissimo, come vedremo) che vede l’eventuale candidatura di Bernazzoli vittoriosa già al primo turno…. Ma la fiducia in casa Pd è ancora tanta, e certo non la scalfisce – a fine gennaio – la presentazione di una lista del Movimento Cinquestelle di Beppe Grillo. C’è anche già il candidato, ma nessuno lo conosce: è un 39enne project manager in un istituto bancario, e il nome di questo “sconosciuto” è Federico Pizzarotti.

A un terremoto politico non pensa ancora nessuno, ma a fine gennaio arriva un terremoto vero: due forti scosse in 24 ore, da paura ma per fortuna senza gravi conseguenze per le persone ma con danni importanti al patrimonio artistico e a qualche edificio scolastico. Si consolida invece il termovalorizzatore (nome di chi vuole ingentilire la questione inceneritore), dopo che il Tar giudica regolare la procedura seguita bocciando così lo stop che era partito dal Comune. Non sembra invece esattamente consolidarsi, nelle primarie, la candidatura di Bernazzoli, che a dispetto dei pronostici vince “solo” con il 48% e con un margine relativamente stretto rispetto al 36% del secondo classificato Dall’Olio.

Siamo arrivati a febbraio: il tempo di commuoversi per i tifosi del Parma con l’addio al calcio di Hernan Crespo, uno dei campioni più amati al Tardini, che si registra invece una clamorosa ridiscesa in campo, ma questa volta politica: è ormai certa la ricandidatura di Elvio Ubaldi. Marzo invece si apre con l’immagine – che non può non colpire – di Calisto Tanzi in tribunale con un sondino al naso, a dare forza alla richiesta di arresti domiciliari. Ma a inizio aprile si entra nel vivo della competizione elettorale, con la presentazione di 20 liste per 10 sindaci. Fra i quali il sondaggio Agron pubblicato pochi giorni dopo dalla Gazzetta non ha dubbi: ci sarà un ballottaggio Bernazzoli-Ubaldi, con il primo in netto vantaggio. E quel Pizzarotti schierato dai grillini? Poca roba, secondo quel sondaggio: si attesterà appena sopra il 3%…

Il voto: Parma fa la rivoluzione nelle urne – Ma i numeri che contano sono quelli del 6/7 maggio, quando i parmigiani (tranne i ben 50mila che disertano le urne…!) operano la loro scelta. E l’esito è clamoroso: altro che ballottaggio Bernazzoli- Ubaldi…A contendere la vittoria al presidente della Provincia candidato del centrosinistra sarà proprio il giovane Pizzarotti. Vero che “il candidato di Grillo” è indietro di 20 punti, ma un simile clamoroso esito rende meno certi anche i pronostici per il secondo turno: specie dopo che una frase non felicissima di Bernazzoli (“Sarà come una finale di Coppa Italia contro una squadra di serie B”) accende fuochi e dibattito in vista del voto decisivo. Per di più, ora che lo seguo con più attenzione nei faccia a faccia televisivi o pubblici (come l’affollatissimo dibattito al Paganini imperniato sull’inceneritore), almeno nel mio giudizio da comunicatore questo Pizzarotti appare fresco e efficace: capace di abbinare agli spunti che stanno dando fiato al movimento di Grillo anche una immagine rassicurante, da ragazzo della porta accanto, che potrebbe creare a Bernazzoli qualche problema in più del previsto.

Arriva a Parma proprio Beppe Grillo, e in Piazza della Pace sono almeno in 10mila ad accogliere lui e a incoraggiare Pizzarotti. Poi, però, l’attesa per il duello politico lascia il posto ad una tragedia vicina: un nuovo fortissimo terremoto, che causa 7 morti e danni ingentissimi nella zona tra Modena e Ferrara e che viene avvertita distintamente a che a Parma. Con questa cappa angosciante, lunedì 21 maggio, alle 15, si chiudono i seggi e si attende il verdetto, che arriva tanto sorprendente quanto netto: Pizzarotti ha dato vita ad una strepitosa rimonta e fin dai primi exit poll risulta in vantaggio di ben 20 punti sul favorito Bernazzoli, probabilmente grazie anche a qualche aiuto da destra da parte di quegli elettori che vogliono così impedire il ritorno in Municipio dei “rossi”.

Ma perfino questo è un dettaglio rispetto al dato più eclatante: Parma ha fatto una nuova rivoluzione nelle urne. Quattordici anni dopo il primo sindaco civico Ubaldi, e il suo “schiaffo” alla sinistra che l’aveva governata quasi ininterrottamente per oltre mezzo secolo, ora la città viene messa nelle mani di un giovane uomo semisconosciuto e senza esperienze politico-amministrative e a un movimento finora sbeffeggiato perchè guidato “da un comico” e che ora con la vittoria di Parma (“Abbiamo preso Stalingrado” dirà Grillo) guarda addirittura a possibili aspirazioni di governo nazionale. Ma per la nostra città è “solo” l’inizio di una nuova storia politica con il profumo di una rivoluzione e con tante incognite: ed è questa la storia, lunga 10 anni, che rivivremo a partire dalla prossima puntata.

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La storia completa dei 12 mesi che hanno portato alla prima clamorosa elezione di Federico Pizzarotti è nel mio libro “Il ducato 5 stelle”: lo trovate ancora alla libreria Mondadori in Ghiaia o tramite la casa editrice Fedelo’s

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P.S. – Nel nostro racconto incontreremo vicende giudiziarie in ordine cronologico: ovviamente, per ogni singolo caso il racconto può essere parziale e dovrà poi essere aggiornato nel tempo con i successivi sviluppi o gradi di giudizio. Per ogni eventuale imprecisione, ovviamente resto comunque a disposizione per le segnalazioni dei lettori. (g.b.)

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