E’ un diluvio di libri, inserti speciali, programmi tv. Ha quasi dell’incredibile che a un secolo dalla sua nascita sia così ampio e corale il ricordo (e il rimpianto) di un intellettuale che in vita fu così divisivo e lacerante come Pier Paolo Pasolini. Già solo la parola

intellettuale suona fuori sincrono con anni in cui il ruolo degli intellettuali sembra vacante e ha lasciato il posto alle improvvisazioni da tastiera social sulle più svariate materie: dalla scienza (vedi vaccini) alle più complesse questioni internazionali (vedi, in queste ore, le “analisi” su facebook a proposito della questione Russia-Ucraina).

Eppure, chi non si ferma ai ragionamenti da bar sport o alle due righe scopiazzate sul web sente profonda la nostalgia di chi seppe, per ricordare solo una delle sue più famose “provocazioni”, scuotere tanta parte del dibattito negli anni ’70 con i suoi “Scritti corsari” sul Corriere della sera, ancora una volta non senza scandalo. Poi arrivò la morte violenta, nel 1975, mai completamente chiarita in sintonia con tanti altri misteri di storia italiana.

Ma a quasi mezzo secolo dal delitto dell’Idroscalo di Ostia, e appunto a un secolo dalla sua nascita, Pier Paolo Pasolini appare più che mai vivo ed attuale. Già: attuale e ancora generosissimo di spunti, come dimostra ad esempio il bel numero speciale di Robinson, l’inserto culturale di Repubblica di questa settimana.

E Parma? Pasolini ha avuto molti rapporti con Parma, dal legame con i Bertolucci a quella sua lettura della “Officina Parmigiana” così importante per tratteggiare la storia culturale del nostro dopoguerra. Quindi è da pensare che anche la nostra città possa occuparsi di Pasolini e appunto dei suoi rapporti con la nostra città. E ci si sta lavorando, come mi ha spiegato e rassicurato il regista-produttore, nonchè studioso di cinema, Primo Giroldini. Quindi anche Parma sarà presente in questo centenario pasoliniano del 2022.

Al quale io, e ne ho già parlato appunto con Giroldini, aggiungo la speranza di una importante coda nel 2023 (con qualche prologo già quest’anno, che spero possa interessare anche la mia università): infatti, anche nei primi articoli dedicati al ricordo di Pasolini viene puntualmente dimenticato il film La Rabbia, che nel 1963 vide “uniti”, o più precisamente vide contrapposti, Pasolini e Giovannino Guareschi. E’ un film con tante cose dimenticabili, ma anche con tanti spunti preziosissimi, e con analisi dell’Italia (e del mondo, visto che si parla anche di URSS) attualissime e ancor più interessanti perchè – per dirla proprio alla Guareschi – “viste da destra e da sinistra”. Con qualche passaggio datato o noioso, con qualche sempllificazione, ma anche con tante intuizioni (non solo da una parte, come a lungo hanno pensato le opposte fazioni) che ci sarebbero prezioso anche in questo buio inizio di 2022…

Ne riparleremo.

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