Il rischio è già di dimenticarne qualcuno/a. Allora proviamo con l’ordine alfabetico: Bui, Canova, Carra, Coppe, Costi, Guerra, Lavagetto (che c’è mancato che fossero in due sulla scheda già solo con questo cognome), Lunardi, Mordacci, Roberti, Vignali… Fra candidature, autocandidature e indiscrezioni siamo già a una squadra di calcio, forse già oltre con quelli che ho dimenticato. E sia chiara subito una cosa:

dico questo con rispetto e anche ammirazione per chi sceglie di impegnarsi per un ruolo scomodissimo e al servizio (almeno nelle intenzioni e nelle dichiarazioni di tutti) della città. Mentre non ho alcun rispetto per chi già annuncia o addirittura auspica l’assenteismo dalle urne…

I nomi elencati possono piacere più o meno, ma sono uomini e donne che hanno potenzialmente le capacità per amministrare Parma. Il problema di questi mesi è che solo di nomi si è parlato, o di primarie o di coalizioni nate o nascenti più per strategia che per vera comunanza. E dico “comunanza” non a caso, perchè se si chiamano Comuni una ragione c’è.

Quindi, abbiamo la squadra di calcio ma nessuno si è ancora preoccupato di portare anche il pallone, che nel nostro caso sarebbe Parma. Non per prenderlo a calci, ovviamente: la metafora del pallone serve semmai a dire che a noi interessano schemi e voglia di vero gioco di squadra, non le ambizioni (pur legittime) di chi vuole diventare capocannoniere. E’ su questo che potremo misurare per davvero i pretendenti al Municipio, ed è di questo che è tempo di parlare sul serio.

Con una avvertenza anche per tutti noi. E’ comodo e facile stare sul divano con il fucile o meglio con la tastiera puntata. E’ il più parmigiano degli sport: chj ätor j’én tùtt stùpid. Nulla ci appassiona più dell’impallinare chi magari abbiamo contribuito ad innalzare.

Ma se si chiama Comune, è perchè non va affidato ad un sindaco o ad una giunta. La città cresce o no anche a seconda di ciò che fanno e che danno imprenditori, intellettuali, dipendenti pubblici, giornalisti, semplici cittadini… Parma migliora o peggiora anche per come ognuno di noi la tratterà quotidianamente: e qui sì che è ora che in tanti scendiamo in campo.

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