Fa male al cuore già solo la notizia sulla Gazzetta: 15 alberi da tagliare sullo Stradone. Così, nell’itinerario di ritorno dall’Università,

passo dal nostro splendido viale per vedere quelle X arancioni pubblicate dalla Gazzetta, e per salvare almeno in foto quella sfilata che siamo abituati a vedere ed ammirare nel tratto Ponte Italia-Petitot e viceversa, prima che lo scenario cambi come è ad esempio accaduto in viale Villetta (anche se qui si spera che l’impatto sia più parziale).

Le motoseghe sono già entrate al lavoro questa mattina. E quindi già manca qualche fronda, e rami e tronchi giacciono già a terra, o sul camion che li porterà a Marzolara come legna: comunque utile ma non più familiare e salutare arredo urbano.

“L’albero a cui tendevi…”, di carducciana scolastica e lontanissima memoria, prende corpo lì davanti agli occhi di tutti, piccola ennesima notizia di un mondo dove sembra andare tutto nel verso sbagliato, dalla guerra in giù. E come sempre viene da chiedersi se quel sacrificio fosse necessario, pur immaginando che nessun amministratore sarebbe così stolto e autolesionista da decidere un simile abbattimento collettivo se non ve ne fossero fondate ragioni. (E non solo a ridosso delle elezioni…).

Non sono andato lì da botanico o scienziato, quindi non posso pronunciarmi con cognizione di causa. Ma forse basta ciò che vede anche l’occhio profano: tra le piante che “in duplice filar” accompagnano quotidianamente tanti parmigiani a piedi, in bici, auto ecc., quelle già a terra appaiono tristemente “bacate”. Sembrano davvero esserci pochi dubbi sul loro stato di salute (anzi di malattia) e quindi sulla loro pericolosità, proprio perchè in un luogo frequentatissimo.

Leggo che i 15 ippocastani saranno sostituiti da altrettanti alberi che verranno immediatamente ripiantati. Speriamo che l’operazione abbia successo e che le piante siano state ben scelte (in questi giorni ho ad esempio sentito avanzare qualche dubbio sul tipo di rimpiazzo operato in viale Villetta, ma anche qui non ho elementi e conoscenze per giudicare). E speriamo che, insieme agli ippocastani, rinasca quella primavera di cui, in tutti i sensi, abbiamo bisogno.

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