“Allora – mi chiede scherzando un’amica – hai digerito la vittoria della Meloni?”. E un altro tifoso meloniano: “Risparmia le energie: hai ancora tanti post da pubblicare su questo governo…”. Niente da eccepire: ci sta un po’ di arlìa con qualche sorriso, anche se il governo non è esattamente come lo scudetto (lì vince solo una e le altre perdono; qui, se chi ha vinto le elezioni governa bene il Paese vincono anche quelli che tifavano contro, mentre se governa male prima o poi ci rimetterà anche chi tifa per i vincitori). Però,

accanto alle indiscutibili rosicate di chi la pensa diversamente dalla neo-premier (compreso chi scrive), c’è contemporaneamente anche un altro fenomeno curioso. Chi ha “vinto”, infatti, non mi sembra a sua volta esattamente felice ed allegro. A chi capita di incrociare sui social post destrorsi, li troverà spesso carichi ancora più di rabbia che di gioia.

Sembra un fenomeno più antropologico che politico. Quasi che, dopo 5 anni di critiche dure e talvolta un po’ aggressive a chi governava prima, ora si viva una situazione di mezzo non completamente appagante.

Esempio concreto: se il Covid torna ad avanzare, non c’è più uno Speranza cui dare la colpa, magari con qualche slogan a pappagallo sui “suoi” protocolli. Come se i medici negli ospedali avessero attinto più a un ministro che alla loro scienza medica; e come se anche le centinaia di migliaia di morti di Covid nel mondo potessero ascriversi ai protocolli del governo italiano e non a una pandemia subdola alla quale nessuno (vedi anche la Cina) ha ancora preso del tutto le misure… Idem per le “mancette” che si rimproveravano a Draghi: ora chi è nella stanza dei bottoni si accorge che di soldi con cui accontentare tutti e tutte le promesse elettorali forse non ce ne sono abbastanza. E allora per dare a Tizio devi togliere a Caio, che magari è uno di quei pensionati che qualche mese fa si sentivano definire “privilegiati”…

Nulla che faccia dubitare gli aficionados della Presidente del Consiglio, ovviamente. Ma, soprattutto in attesa che il Paese decolli grazie all’alto profilo del nuovo governo, è come se fosse rimasto in magazzino – soprattutto nel magazzino di facebook – un residuo di rabbia non del tutto esaurito in questi anni contro i vari “pidioti”, Boldrini, appunto Speranza, ecc. Così, non avendo più un governo “nemico” da usare a bersaglio, ci si sfoga come si può: volano bestemmie per la squadra di calcio, ci si butta su un giorno di pioggia per demolire con toni esagerati il piano di pedonalizzazione del Comune (salvo poi ritrovarsi due giorni dopo la Piazza strapiena per l’accensione dell’Albero di Natale…), si prende ancora di mira qualche politico e non dello “schieramento avverso” o qualche altra realtà collegata.

Lo sport dell’insulto, sia chiaro, è purtroppo abbastanza trasversale. E anche le cronache nazionali, se un giorno hanno registrato il brutto episodio delle minacce alla premier (con relativi titoli su Conte “pericoloso”) il giorno seguente hanno dato conto delle minacce contro cui la Segre ha sporto querela.

Insomma, se chi ha perso deve indubbiamente digerire e rosicare, chi ha vinto sembra ancora ben lontano dall’agognata serenità e allegria. Ma nella terra del grande Guareschi, prima o poi impareremo tutti la lezione che combattersi serve a poco: confrontare le idee sì, ma sempre per poi trovare la sintesi migliore fra ideologie incomplete. Buone Feste a tutti !

Please follow and like us:
Pin Share