Da ascoltare come una musica, da ammirare come un bel quadro, da sfogliare come un libro… La più bella opera d’arte del mondo è

la Natura, ma spesso non ce ne accorgiamo e neppure capiamo di farne parte. Oppure ci limitiamo a guardarla superficialmente senza capirne l’essenza.

E non c’è bisogno di andare lontano. Il Parmense è per fortuna (e per merito di chi ha lottato a suo tempo) un contenitore di riserve naturali che forse tanti non conoscono. Come l’Oasi WWF dei Ghirardi: 600 ettari nel comune di Borgotaro che offrono una ricchissima biodiversità di bassa Montagna, oltre che splendidi panorami che guardano contemporaneamente dal Molinatico al Pelpi. Attenzione: non stiamo parlando di un giardino pubblico o semplicemente di una bella passeggiata…

Al di là della gioia per gli occhi, la visita ad una riserva naturale – specie se in compagnia di esperti – è davvero una grande immersione che coinvolge tutti i sensi e che apre la mente a conoscenze che dovrebbero essere fondamentale patrimonio comune. Guido Sardella, coordinatore della Riserva, affascina con i racconti sul modificarsi del rapporto cinghiali-lupi, oppure sulla scomparsa delle allodole e sui mutamenti che hanno trasformato la Pianura padana in “fornace chimica”. E’ proprio questo il motivo per cui sono sorte, fra mille opposizioni e mille battaglie, queste riserve naturali: per preservare un preziosissimo tesoro di biodiversità che altrimenti sarebbe andato perso con conseguenze concretissime, perché non tutti sanno che la conservazione degli equilibri tra i viventi è ciò che permette anche a noi di vivere.

I sentieri e i dintorni sono davvero come pagine avvincenti da sfogliare: le impronte rimaste impresse nel fango possono segnalare il percorso di un cinghiale o di un daino, a volte di un lupo, ed è interessantissimo ascoltare chi le sa leggere. E poi si possono notare il segno del passaggio di un tasso, un volo di poiane, la presenza spettacolare ma infestante della processionaria, un ramarro rimasto vittima “della strada” ai confini della riserva, la colonna sonora del picchio, un gerride che “pattina” su una delle rare pozzanghere…

Ripeto, da profano: è affascinante seguire le concatenazioni che si ricavano dall’osservazione della Natura che parla. E ci sono, oltre ai luoghi, persone e competenze straordinarie, nella nostra provincia. L’anello che ancora manca alla catena è la divulgazione al di fuori della pur vasta cerchia degli appassionati: quello che servirebbe per affrontare col giusto approccio problemi come appunto la paura del lupo, o l’esistenza delle stesse aree protette. E a questo dovremmo lavorare tutti.

Proprio per lo stesso motivo, è bello poi che accanto alle “case delle api” (lungo il percorso didattico, altra iniziativa della Riserva, a fianco del centro visite) ci siano versi di poeti che vanno da Montale a Quasimodo e da Hesse a Trilussa, perchè la vera Cultura è quella che mette insieme le arti classiche e la più bella opera d’arte del mondo: quella Natura che non conosciamo e non difendiamo abbastanza. Ne riparleremo…

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