Tutto da esaltare o tutto da buttare? Neppure su un festival musicale siamo ormai capaci di sfuggire al dibattito da stadio che esalta o stronca, senza vie di mezzo. Così, ci si ritrova il paradosso per cui

una delle edizioni più seguite, almeno in termini di share, è anche una delle più contestate.

Allora io provo a fare il cammino opposto, vedendo se questo Festival vada contestato e ribaltato (magari insieme al cda Rai come qualcuno già preannuncia), vada santificato, o più semplicemente non abbia offerto anche cose che – quasi miracolosamente, viste le premesse – ci possa unire, come la musica dovrebbe sempre fare.

Parto dalla più bella lezione canora del Festival: Gianni Morandi. Classe 1944, quindi 78enne, l’eterno ragazzo di Monghidoro ha sparso per il palco e per gli schermi energia, entusiasmo, simpatia, umiltà (la famosa scopa del dopo Blanco è stata anche un interessante esempio generazionale per l’esagitato che se l’era presa con i fiori). Un “anziano” cantante capace contemporaneamente di riconoscersi nella sua dimensione, peraltro di grande livello vocale insieme a Ranieri e Al Bano, e di mettersi in gioco a fianco di un Sangiovanni per una bella versione di “Fatti mandare dalla mamma”. Poi l’autoironia, sulle canzoni brutte della sua carriera e sull’altezza rispetto a Paola Egonu.

Insomma, forse Gianni ha fatto meno notizia di altri, ma le lezioni più concrete e durature le ha date proprio lui. Compreso quell’inno di Mameli della serata iniziale, cantato a sua volta col cuore – al di là della performance tecnica – davanti a quel Mattarella che ha poi assistito al bellissimo monologo di Benigni, che (con buona pace di Sgarbi) ha ricordato a tutti noi il valore del sogno che condusse politici di idee diverse a mettersi insieme per realizzare una delle più belle Costituzioni del mondo. La canzone più bella del Festival.

Poi altri momenti possono essere piaciuti o meno (del resto la musica non è mai stata estranea a certi strappi), ma se si volesse guardare al Festival al di là degli episodi, anche da una sagra di canzonette qualcosa da imparare ci sarebbe. Per uscirne migliori, come si diceva ai tempi della pandemia, e perchè solo “insieme ce la faermo”. Anche se nell’Italia divisissima di oggi, “insieme” sembra diventata una parolaccia…

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