Che cosa avrebbe chiesto Parma al 2024, se anche le città fossero persone e brindassero a ogni anno nuovo facendo buoni propositi? La risposta, paradossalmente, ce la può dare
“Spelacchio”. Sì, proprio l’albero della Piazza potrebbe essere il vero simbolo delle vacanze appena concluse: era infatti arrivato fra perplessità e ironie social per i rami mancanti, ma si è poi vestito da festa come neppure Cenerentola al ballo Disney, e oggi appare come uno dei più belli alberi di Natale degli ultimi anni, grazie anche ad una sapiente illuminazione che neppure Barbara D’Urso in tv…
Ma al di là di ogni ironia o banalità, nella piccola vicenda c’è anche una lezione vera, anzi due. La prima è che, nella Capitale dell’Apparenza, a volte è bene guardare più alla sostanza; e se vogliamo, la storiellina dell’albero è anche un monito alla “civiltà” dei social, che ha nella fretta dei giudizi uno dei suoi principali difetti.
E la seconda, guardando la vicenda dell’albero al contrario, si svela per tutti noi nel modo più concreto. Parma appare stupenda ai turisti, che vedo sempre più numerosi nell’itinerario della Bellezza che ha il suo culmine in Piazza Duomo e che offre in centro Tesori d’Arte straordinari (a proposito: noi parmigiani quanto li conosciamo? Ne riparleremo presto…). Ma se guardiamo al di là delle luci, non mancano certo i punti deboli: proprio come per Spelacchio.
Agli occhi possono risaltare due aspetti esteriori e certo da non sottovalutare: sicurezza e incuria. La ricetta non passa solo da Parma, ma dipenderà anche da quanto a Roma intenderanno rimpinguare le risorse dell’ordine pubblico, oggi insufficienti per i tagli dei governi di tutti i colori. Anche il Comune e la Polizia locale, ovviamente, dovranno fare la loro parte: ma l’ordine pubblico (come qualche politico a volte finge di dimenticare) non è compito essenzialmente del Comune: per i reati servono soprattutto più poliziotti e carabinieri.
Ma c’è anche un discorso di degrado generale. Qui Guerra deve prendere esempio dal primo Ubaldi (sottolineo dal primo, poiché il secondo mandato ebbe mano meno felice): una città più ordinata ispira anche comportamenti più ordinati. E a insozzare la città, non dimentichiamolo mai, non è un sindaco ma sono i cittadini. Ovvero noi. Ma al Comune (e a Iren) spetta ripulire e mantenere ordinata la città.
Ovviamente, i problemi veri della città sono poi ben altri: le cifre di Caritas e Emporium sul crescente numero dei bisognosi dicono che la prima esigenza è soprattutto il riequilibrio economico. E questo è un tema che va ben al di là di Parma, ma in passato (penso alla stagione dei Tommasini, ma un altro esempio da ricordare oggi è il senatore Fabbri scomparso nei giorni scorsi) la nostra città si è distinta anche per iniziative originali e coraggiose nel segno della solidarietà sociale.
Ecco: nei prossimi giorni il Comune indicherà alla città, come ogni anno, alcuni esempi da seguire, con i Premi Sant’Ilario. Non credo affatto che, come qualcuno afferma, i Sant’Ilario siano un carrozzone: certo, c’è sempre un po’ di inevitabile effetto passerella, ma a parte qualche scelta non felicissima in generale i premiati ci raccontano una Parma diversa, che si distingue in vari campi. E la solidarietà è sempre la prima di queste lezioni.
Ne riparleremo. Ma intanto proviamo a chiederci in che modo ognuno di noi possa contribuire a una Parma nuova e migliore: e ci accorgeremo che possiamo fare tantissimo. Ad esempio provando a essere un po’ meno litigiosi. Tutti.
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