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Sono lì che aspettano. Non cantano ancora vittoria, ma i primi social-sorrisini già spuntano man mano che spuntano fuori le insinuazioni:  Premio Nobel? Macchè: è solo una operazione mediatica per vendere il libro che la madre sta pubblicando…Ambientalista? Macchè: non avete visto le foto della sua colazione sul treno fra plastica e frutta fuori stagione…? Ed è solo l’inizio.

Non meriterebbe neppure una citazione (ma è giusto sapere con che schieramento si ha a che fare) Maria Giovanna Maglie, alla quale qualche ignorante vorrebbe appaltare lo spazio post Tg1 che fu di Enzo Biagi e a lui fu poi tolto dal puttaniere di cui raccontava la modella morta nei giorni scorsi, vedremo bene in che modo: la Maglie, intervistata su Greta, si è ben autodipinta dicendo che “Adesso non si può più dire male di Greta perché mi hanno detto che ha la sindrome di Asperger, cioè è malata di autismo, allora a quel punto il politically correct e anche il buon senso mi vietano di dire quello che avrei detto se fosse stata sana: che l’avrei messa sotto con la macchina. Ma non si può dire”. (…)

Insomma, sono tutti lì ad aspettare. Ad aspettare che qualcuno (possibilmente in modo documentato, ma può andar bene anche se con alcune fake news…) smonti questo ormai insopportabile mito adolescente per la quale alcuni reclamano il premio Nobel. E in questo modo, naturalmente, smonti anche la narrazione che venerdì ha portato in strada centinaia di migliaia di giovani (10mila solo a Parma).

Già, perchè alla fine il copione è sempre quello. Lottano contro Greta, ma di Greta non gliene frega nulla: è che gli dà fastidio chiunque agiti bandiere ambientaliste, che significa sempre mettere in discussione una certa impostazione della nostra economia. Lottano contro gli eccessi (che ci sono) del politicamente corretto e contro gli “eccessi” (che non ci sono) di chi vorrebbe “femminilizzare” la grammatica: dicono di farlo per combattere le cacofonie mentre è solo per difendere il loro maschilismo, spesso un po’ da operetta. Lottano (giustamente) contro gli storici che non danno abbastanza spazio alle foibe, ma sotto sotto vorrebbero “storici” alla Tajani, che descrivessero i fasti del Ventennio fra infrastrutture ed innovazioni prima delle trascurabili “distrazioni” che portarono al’omicidio di un deputato, alle leggi razziali, alla megalomane e tragica guerra mondiale…

Sono lì che aspettano, senza capire o facendo finta di non capire che il problema non è Greta (qualunque “verità” emerge sul suo conto), ma l’eterna lotta di chi vuole un mondo più giusto, e nel caso dell’ambiente anche più respirabile, e chi invece vuole difenderne squilibri e privilegi di tutti i tipi.

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