Mentre il social-pianeta continua a dividersi sulla 16enne svedese Greta, a Parma il dibattito ambientale più gettonato riguarda Greto. Che in realtà ha ovviamente la g minuscola ed è il greto del nostro piccolo ma amatissimo torrente cittadino: un greto la cui futura sistemazione continua a far discutere.

Io mi trovo sempre in difficoltà quando si tratta di prendere posizione su un tema che so di non conoscere a sufficienza. Così, quando si è iniziato a parlare per il greto della Parma di “pista ciclabile” e poi di “parco fluviale” mi sono subito istintivamente schierato per il no, anche vedendo alcuni rendering di panchine che mi sembravano invasive e fuori contesto. Ma allo stesso tempo ho voluto rispettare ed approfondire le motivazioni di chi invece sosteneva e sostiene il progetto.

E domenica mattina, avendo letto di una passeggiata fra torrente e Parco Ducale con uno storico ambientalista quale Francesco Mezzatesta sono andato proprio per domandare e capire meglio, e per distinguere fra le motivazioni concrete e  quelle “strumentalizzazioni” di cui si è letto nei giorni scorsi come accusa verso gli anti-progetto.

La passeggiata, alla fine, è stata circoscritta al Parco Ducale, ma proprio questo ha consentito di approfondire il tema e di capire ancor meglio qual è la vera sostanza del dibattito in atto.  Proprio come al Parco Ducale, dove la famosa risistemazione “storica” e “nobile” voluta da Ubaldi ha finito per togliere al Giardino Pubblico tanti angoli “selvaggi” che ospitavano varietà di animali che ora non si vedono più, ora lo stesso rischio lo corre infatti il nostro torrente.

A questo punto si può aprire un primo dibattito: quanto è importante vedere o anche solo ascoltare tre diversi tipi di picchio? O scorgere un cormorano sui rami che sovrastano il Trianon? O un’oca egiziana nel laghetto del Parco dove si accapigliano i germani?

Ecco: il dibattito sul greto della Parma dovrebbe iniziare da qui. Perchè, a quanto pare, già solo i lavori nel greto degli ultimi mesi (realizzati da Aipo) avrebbero avuto l’effetto di allontanare preziose presenze che si registravano ad esempio nella zona di Ponte Italia: martin pescatore, airone, garzetta… Proprio come dopo i lavori nel Parco Ducale.

In questi giorni, forse anche per effetto del dibattito in corso, sono molto più numerosi del solito i parmigiani che scendono a passeggiare sulle rive del torrente: molti in compagnia dei loro cani. Bello a vedersi, ma anche in questo caso l’effetto collaterale è quello di allontanare le presenze con le ali. E molti, compresi forse i parmigiani che scendono nel greto, non lo sanno.

Morale: il problema non è solo quello della “pista ciclabile” o delle opere più o meno invasive che verrebbero collocate sul greto, ma anche quello di stabilire che tipo di fruizione della zona avere da parte di noi cittadini. Si può cioè decidere di trattare quello spazio verde come altri parchi, per passeggiate o picnic o altro. E a molti l’idea potrebbe  legittimamente piacere. Oppure si può decidere di preservarne la grande ricchezza naturale: c’è chi, come il prof. Vittorio Parisi, per anni ha documentato e difeso quella ricchezza senza mai scendere nel greto, ma osservando quell’habitat con il binocolo dai ponti, a debita distanza.

Agevolare la discesa dei parmigiani o preferire la salvaguardia di uno straordinario tesoro naturale che abbiamo avuto in dote? Ecco: è questa la vera scelta.  Certo, come dicevamo si può probabilmente fare a meno di un airone, di un martin pescatore, di qualche garzetta o picchio. O forse si può invece fare a meno di qualche passeggiata proprio lì… Da Greta al greto: anche a Parma, alla fine, sarà questione di scelte. E allora facciamo in modo che per ciascuno di noi (politici, giornalisti, cittadini) sia una scelta consapevole. Specie per una giunta che in Municipio, e prima ancora all’impegno nei Cinquestelle, era arrivata partendo da un gruppo legato alla permacultura e alla stabilità degli ecosistemi di fronte all’antropizzazione.

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