A sgranare la sequenza delle notizie degli ultimi giorni, c’è da restare sconsolati. Proviamo a rivederle tutte insieme, visto che la legge del “tempo reale” ormai ci fa dimenticare una notizia non appena ne arriva una nuova.

Allora: c’è stato innanzitutto lo scandalo, gravissimo, legato alla magistratura con i legami Csm-politica e il ruolo dell’ex ministro Pd Lotti. Poi una nuova infornata di arresti e denunce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella nostra regione: fra gli arrestati il presidente del Consiglio comunale di Piacenza, targato FdI, così come in precedenza era toccato a esponenti di altri partiti. Poi la distruzione (con l’intervento perfetto dell’esplosivista parmigiano Danilo Coppe) di quel Ponte Morandi che è il simbolo di anni di trasverale incuria tecnico-politica e di uno sconcertante menefreghismo culminato in gigantesca tragedia. Poi la vicenda che ha conquistato più riflettori: ovvero l’odissea della nave Sea Watch, i contrasti con il governo italiano e infine lo sbarco dei migranti con l’arresto della capitana della nave e il drammatico corollario di uno speronamento alla motovedetta della Finanza, che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime. Una barca con una quarantina di disgraziati spacciata per questione di Stato e strumentalizzata da tutti mentre a pochi metri altri barchini sbarcavano sulle coste nell’indifferenza di tutti.

Ma più di tutte, e non solo perchè avvenuta a due passi da Parma, la vicenda agghiacciante è quella di Bibbiano, dove pur in attesa delle verifiche e degli aggiornamenti da parte dei giudici si profila un meccanismo perverso sulla gestione di affidamenti, famiglie e servizi sociali in Val d’Enza. Anche qui sotto discussione è il sistema Pd, con un provvedimento diretto per il sindaco di Bibbiano, pur per una ipotesi di reato collaterale rispetto alle barbarie di cui si parla nel rapporto con bambini e famiglie.

Corollario a tutto questo il sempre più avvilente livello dei social, dove “merde”, fotomontaggi e sentenze da Bar sport – da parte di chi un codice non l’ha mai neppure aperto – si sprecano da giorni. E per alcuni, al porto di Lampedusa, è sato un attimo passare dai social agli insulti “in diretta” con l’augurio di stupri alla comandante che veniva arrestata. E qui, invece, solo chi è in malafede può ignorare o sottovalutare l’influsso che su questo clima arriva da anni dall’ineffabile ministro degli Interni e dalla sua social-bulimia.

Ecco: questo è il clima dell’Italia 2019. Che ovviamente non significa che non vi siano tante persone brave e oneste anche nelle categorie toccate dalle notizie elencate e sicuramente negli stessi partiti. Ma il senso di un diffuso marciume è sempre più evidente.

Le responsabilità della politica sono primarie e gigantesche. E quelle del Pd su CSM e Bibbiano (parlo ovviamente di responsabilità politiche: quelle giudiziarie è bene lasciarle valutare ai giudici veri) devono fare riflettere tutta la sinistra. Ma neppure altrove possono stare allegri: il già citato caso Piacenza-‘ndrangheta e indagini recenti (da Arata a Legnano) dicono che corruzione e legami pericolosi si installano a tutte latitudini e con tutti o quasi i colori politici.

E qui veniamo in scena noi. Oltre ad alzare il livello del dibattito pubblico (lo dico anche a me stesso: Facebook spesso tira fuori il peggio di noi come allo stadio), ci sono soprattutto due cose che possiamo e dobbiamo fare. La prima è usare l’arma più potente che abbiamo e che vergognosamente ignoriamo: se tutti quei vili (per me sono tali) che non si recano alle urne si facessero sentire, spesso sarebbero il primo partito di una città o di una nazione. E la seconda è smettere di fare i tifosi: se le elezioni le vince il Pd o la Lega, non ha ancora vinto nessuno. Vinciamo se quei partiti che mettiamo al governo fanno crescere il Paese: quindi non dobbiamo difendere chi fa cose sbagliate solo perchè è del nostro partito, ma anzi dobbiamo essere i primi a fargli cambiare registro.

Comunque la si pensi sul caso Sea Watch, ad esempio, era surreale vedere lì nelle vesti di agitatore Delrio, che più seriamente avrebbe dovuto essere o a Genova (quel crollo non può non chiamare in causa politicamente tutti coloro che hanno gestito il Ministero delle Infrastrutture in questi anni) o a Reggio (la provincia che lui rappresenta e che è al centro dello scandalo “Angeli e demoni”). Ecco: gente così, o come il politico piacentino della Meloni, va ridimensionata o cacciata, a seconda della gravità di ciò che fa.

E poi basta con gli insulti, basta con una aggressività che ci abbruttisce. Non lo vediamo che a forza di rinchiuderci ciecamente e acriticamente in un partito o in un leader stiamo uccidendo la nostra splendida Italia?

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