A vederlo così, lontano eppure stagliato su uno splendido tramonto, sembra davvero il simbolo di questo momento che ci separa di nuovo da tante cose belle. Ma allo stesso tempo quell’Angelo simbolo della città

è una delle poche immagini che anche a distanza può darci fiducia.

Non si tratta di fede religiosa, o non necessariamente: l’Angiol d’or (o più confidenzialmente Angiolén dal Dòm) è lì sul campanile della nostra Cattedrale dal 1294, e non si è intimorito neppure dopo lo spaventoso fulmine con incendio del 2009. E’ un San Raffaele in rame dorato, che svetta su una delle più belle Piazze d’Italia e da lì sulla città intera.

Miracoli non è tempo di chiederne. Ma in una cosa quell’Angelo del Duomo ci può aiutare: ci ricorda quanta pazienza e quanta inventiva vi fu nei parmigiani da quelle parti. Già ne dà prova lo stesso Angelo, issato a 63 metri sulla torre campanaria, e poi quell’ispirato cantiere di Duomo e Battistero, la Deposizione dell’Antelami (quasi cinematografica, nel giorno in cui celebriamo gli 80 anni che avrebbe Bernardo Bertollucci), la vertigine del Correggio…

Non erano sfide meno difficili della nostra. E allora, guardiamo anche da lontano a quel familiare e rassicurante Amgiolén, gustiamoci la fortuna di abitare in una città che ha sempre saputo lottare e risollevarsi, e regaliamoci – nonostante tutto – un fiducioso sorriso. Iniseme ce la faremo, Parma !

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