Non c’è l’inconfondibile ingresso di viale Maria Luigia, non le scale, i corridoi, le aule. Eppure è come se ne sentissi il profumo: sono tornato nel vecchio

liceo Romagnosi.

In realtà l’incontro è online. Alcune decine di ragazze e ragazzi cui parlare, affiancando Chiara Cacciani, di violenza sulle donne, ovvero di violenza degli uomini. E provare a spiegare perchè un piccolissimo gruppetto di uomini parmigiani, al fianco proprio di Chiara, ha dato vita ai Maschi che si immischiano, minuscola associazione e soprattutto slogan che si spera di fare adottare a tutti, per rimuovere non solo la violenza ma anche ogni discriminazione e disparità.

Qualcuno sui social ha ogni tanto voglia, e tempo…, di ironizzare sul tema in III. Ma quando la mia collega propone un empirico e semplicissimo sondaggio (“Quando rientrate a casa la sera, fate qualcosa semplicemente per precauzione, tipo tenere il telefonino in mano, scegliere le scarpe anche nell’ipotesi di dover correre per sfuggire a qualcosa ecc.?”), la risposta è tanto chiara quanto sorprendente, anche per gli stessi ragazzi e ragazze: 30-0. Ovvero 30 femmine alzano la mano per dire che sì, prendono queste precauzioni, mentre nessun maschio deve tener conto di questi pensieri. Nel 2022 nella civile Parma: sconcertante, vero?

Allora si cerca di ragionare insieme (non ci sono cattedre, su questo tema) e si cerca di capire come ognuno/a di noi possa fare qualcosa per cambiare davvero queste assurde situazioni, che poi si spingono fino alle vere e proprie violenze per non parlare della tragedia dei femminicidi.

In fondo, anche manifestare in Piazza della Pace contro una guerra o esporre uno striscione per Giulio Regeni sembrano cose sterili, se non inutili. Eppure siamo convinti che siano necessarie, e che qualcosa possano produrre. Nel rapporto uomo-donna, siamo ancora più padroni dei nostri comportamenti e della possibilità di spazzare via la sottocultura che vuole la donna sottoposta all’uomo, in mille campi e in mille forme. Occorre crederci e volerlo. E non sembra utopia, se se ne parla nel vecchio liceo dove si sono incontrati giganti del pensiero che, quasi senza che ce ne accorgessimo, hanno indirizzato la vita mia e di tanti. Compreso quel compagno di classe che (come mi è stato raccontato nei giorni scorsi) un giorno passò in corridoio e vide che una classe era senza professore e non stava facendo lezione. Allora entrò, chiuse la porta e si diresse verso la cattedra: qui vide un libro di Letteratura, lo sfogliò e (copio il racconto che mi è arrivato per chat) “Apri’ un libro e comincio a fantasticare su una poesia di D’Annunzio… impagabile”. Ecco: anche noi oggi abbiamo bisogno di seminare Poesia al posto delle guerre e di ogni violenza.

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