Lavori in corso, da oggi, non solo sul porfido della Piazza ma anche nel Consiglio comunale. Parte la nuova legislatura, che salvo cataclismi ci accompagnerà fino al 2027: una stagione che nasce già difficile per
i motivi planetari che tutti viviamo ogni giorno, ma che già solo a livello locale dovrà disegnare una città nuova e adeguata a esigenze che ci stanno cambiando sotto gli occhi (le fonti energetiche, la siccità, i risvolti economici di guerra e pandemia…).
Non parliamo di uno svincolo di tangenziale o dell’ubicazione di un mercato o una scuola: tutte cose importanti, ovviamente, ma è evidente a tutti che la svolta che stiamo vivendo ci impone scelte di ben altra portata (quale tipo di sviluppo? quali compromessi fra necessità economiche e tutela ambientale?). Alcuni di questi temi hanno ovviamente già occupato pezzi di campagna elettorale: lo sviluppo dell’aeroporto e delle altre (troppe?) infrastrutture che Parma reclama, col rischio di continuare a digiunare per troppa ingordigia; oppure il dimensionamento e le caratteristiche del “nuovo Tardini”. Per non parlare della sicurezza: è di queste ore il ritorno degli scippi (che c’erano già anche più numerosi con giunte di altri colori), e ovviamente fa specie che si possa essere bloccati e derubati su un cavalcavia di via Mantova.
Allora, questi 5 anni che oggi si inaugurano ufficialmente chiamano tutti alle loro responsabilità. Sindaco in testa, ovviamente: Michele Guerra ha vinto le elezioni per distacco, ma sa bene che il primo vero distacco continua ad essere quello di larga parte dell’elettorato. Questo ovviamente va soprattutto a colpa di chi colpevolmente e un po’ vigliaccamente se ne è stato a casa dal voto perfino con la possibilità di poter scegliere fra 10 candidati, in uno schieramento che rappresentava le ideologie dalla destra alla sinistra. Però deve essere anche un monito forte per il primo cittadino: non soltanto Guerra, come ogni sindaco eletto, rappresenta solo una parte dell’elettorato. Ma è a sua volta l’elettorato che rappresenta solo una parte della città.
Quindi occorrerà che sindaco e giunta ascoltino tutta la città, con umiltà e attenzione. Poi è giusto che siano loro a prendere le decisioni, senza perdite di tempo ma anche senza pre-giudizi.
E qui naturalmente entrano in scena le altre componenti della città. A partire dalle opposizioni in Consiglio: vorremmo non vedere, da una parte e dall’altra, lo stucchevole copione del muro contro muro. Siamo, lo ripeterò fino alla noia, nella terra di Guareschi: e nell’eterna ma illuminata sfida fra Don Camillo e Peppone c’è il miglior manuale di buona amministrazione, locale e non. Credere nelle proprie idee e difenderle, ma anche avere l’intelligenza di saper trovare sintesi efficaci con le idee altrui. Del resto, se si chiama “Consiglio” comunale forse i consigli sarà bene ascoltarli davvero, da chiunque provengano purchè utili alla città.
E l’obbligo di idee e dialogo si estende al resto di Parma: dalle istituzioni (dagli imprenditori a chi lavora, sempre ricordando che non si può solo chiedere guardando al proprio orticello) a noi cittadini. Ad iniziare, magari, dagli astenuti perchè “nessuno era degno” fra i candidati. Ecco: dimostrateci allora a suon di idee che sarebbe stato meglio se in Consiglio comunale ci foste entrate voi. Oppure statevene zitti fino al prossimo voto o alla prossima astensione…
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