Mi ha fatto sorridere e mi ha inumidito gli occhi, mi ha fatto esaltare e mi ha fatto indignare, mi ha fatto riflettere e mi ha dato grandissima carica. Lo aspettavo con ansia e l’ho divorato tutto d’un fiato: ed oggi voglio
ringraziare Giulia Ghiretti e Andrea Del Bue, per averci regalato uno dei libri parmigiani più coinvolgenti e preziosi di questi anni: “Sono sempre io”.
Un racconto che parte da “L’ultimo salto”: tre parole subito lì ad aprire il libro, titolo e sintesi del primo capitolo e della descrizione momento per momento dell’infortunio che ha cambiato (in realtà verrebbe da dire che “ha cercato di cambiare”, visto anche il titolo del libro…) la vita di Giulia. Un salto sbagliato dal trampolino elastico e una bruttissima ricaduta, che inun secondo ha cambiato la situazione fisica di una ragazza di 16 anni, ancorando a una carrozzina – sembrava – l’energia e i suoi sogni. Un colpo da ko – sembrava – ma con una madre che nel rivelare senza sconti il verdetto dei medici (“No, Giuli, non tornerai a saltare. E non tornerai nemmeno a camminare”) le mostra subito la strada da seguire: quella è la realtà, ora la dovremo affrontare. Uso il plurale, perchè se il libro è la storia di Giulia è anche la storia di una famiglia straordinaria: una lezione di vita e di squadra, per tutti noi, che commuove nel senso più alto, come un esempio da seguire.
Ma poi, come dicevo, c’è ovviamente soprattutto Giulia. Che di notte si sogna sempre in piedi, ma che nel frattempo inizia a conoscere terapie e carrozzina, e da subito sente di voler bruciare le tappe della sua nuova situazione: da vera sportiva, senza indugi e senza piangersi addosso. Mi piace sottolineare che la ripartenza è a Villanova d’Arda, nel centro Giuseppe Verdi. E’ il luogo a due passi da Villa Sant’Agata, la residenza nella quale Verdi trascorse gran parte della sua vita e concepì alcune delle sue opere più famose, trasfigurando quei luoghi agricoli piacentini nell’Egitto dell’Aida o musicando alcuni capolavori shakespeariani. Ecco: da quelle parti anche Giulia progetta e inizia la sua ri-nascita, ed è lì che le arriva anche una intuizione su che cosa vorrebbe fare nel suo futuro, da cui non vuole eliminare la vocazione alla competizione sportiva, ora forse ancor più importante per affrontare il resto.
“In acqua si è tutti uguali” è la spinta decisiva. Ecco allora i primi tentativi di trovare una società, i primi allenamenti, le prime gare…Ma non si accontenta Giulia: vuole competere ad alti livelli, e queste pagine contengono tutto il bello che lo Sport può dare alle persone spingendole sempre a migliorarsi. E nel frattempo purtroppo (ecco la parte che indigna), lo Sport può aiutare anche ad affontare altre impreviste salite: qualche malevolenza e qualche tradimento da “amici e amiche” di scuola. Anche questo potrebbe abbattere una teenager. Giulia? No: Giulia è già oltre – anche se le ferite morali fanno male – e sta già pensando alla…patente per moto. Sarà un quad, conquistato insieme alla patente dopo avere rischiato il ribaltamento in tangenziale.
Ma intanto è arrivato il momento di cambiare passo anche in acqua. E qui la sequenza delle gare e dei successi, dal primo titolo italiano alle medaglie mondilai e paralimpiche (che bella l’atmosfera dei Giochi!) è tutta da leggere e assaporare, perchè ci fa capire come dietro ogni vittoria nello Sport ci siano sacrifici, fatica, e soprattutto la capacità di concentrarsi per superare le nuove e “piccole” avversità (la normativa per chi è stato in contatto con malati Covid, un aereo che arriva in ritardo sul luogo delle gare e non consente il tempo degli allenamenti). La forza di Giulia è negli allenamenti fisici, ma è soprattutto mentale.
Arrivano titoli o record con lo stesso meccanismo e la stessa caparbietà che portano alla Laurea in ingegneria biomedica. Ed è dolcissima, in una ragazza che ci ha abituati a mostrare sempre il suo splendido e contagioso sorriso, la confessione di tanti momenti di umanissime lacrime. Quanta rabbia, invece, quando arriva il verdetto più temuto da qualsiasi atleta: la medaglia di legno che ti ferma a un passo dal podio…
C’è perfino qualche riflessione sul rapporto con le persone, con i sentimenti: delusioni comprese. E c’è, di pari passo, il costante sottofondo di quella famiglia davvero speciale: il racconto delle vacanze a tre con sorella e fratello, con l’avventura su un impervio sentiero con il premio finale del mare blu dell’Argentario, è spassoso e insieme scalda il cuore.
Grazie, Giulia! Grazie di cuore per quello che hai fatto e fai come sportiva e come persona. Non stupirti di tanta attenzione: purtroppo il mondo – e anche tu lo hai sperimentato – non è sempre così lineare e limpido come lo sono le tue medaglie. E grazie Andrea, l’altro talento (questa volta del giornalismo) che firma questa storia: “nessun altro – confessa Giulia alla fine del libro – avrebbe potuto scriverlo”. Ed è il complimento più bello e più vero per un giovane giornalista di razza, come giustamente lo definisce in prefazione il direttore della Gazzetta Claudio Rinaldi, che è anche bellissima persona.
Grazie Giulia, grazie Andrea: questa storia meritava di essere scritta e a tutti i parmigiani dico che merita di essere letta. E oggi è un giorno in cui un vecchio cronista si trova insieme ad avere gli occhi lucidi e a sorridere felice, davanti al vostro libro e davanti al sorriso in copertina di Farfalla Giulia: un sorriso che è per me “patrimonio Unesco” della vera Parmigianità.
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