Sarebbe presuntuoso e inutile azzardare letture dell’omicidio di via Volturno, dove si intrecciano storie personali e un contesto che da fuori non si può conoscere. E sarebbe stupido e triste se la politica affrontasse anche questa tragedia con i toni da stadio ormai di ogni dibattito, come se il tema potesse assomigliare a una tassa o allo stadio o a una decisione sulla viabilità… No:

l’omicidio di un 18enne da parte di un coetaneo – al di là delle specificità della tragica vicenda – svela un problema che già in altre forme meno gravi ma non certo irrilevanti (droga, baby gang, vandalismi…) popola da tempo le cronache di Parma. E seppur non abbia mai senso comparare epoche storiche diverse, se i parmigiani non si sono davvero assopiti questa tragedia dovrebbe dare le stesse scosse che diedero i delitti di via Isola e soprattutto del Federale 1983.

Non è un semplice amarcord, come quelli sulle promozioni o retrocessioni del Parma calcio. E’ vero che parliamo di ormai 40 anni fa, ma qualche elemento attualissimo e valido anche per il 2021 c’è. E il primo è proprio la necessità che la città affronti compatta questo problema, come lo scorso anno (oggi un po’ meno) fece con la pandemia; ma soprattutto come in quegli anni ’80 si seppe fare dopo l’omicidio di Stefano Vezzani. Non ci si fermò alla pur importantissima vicenda dei protagonisti: si lavorò nei quartieri e se ne discusse in Consiglio comunale. Scesero in campo la Chiesa (il vescovo Benito Cocchi, la Trasfigurazione di don Pino Setti, le Stimmate del Montanara, don Luigi Valentini, don Sergio Sacchi…) e le associazioni laiche. E ovviamente scese in campo la politica: con il contributo di tutte le fazioni, come ci ricordano i nomi di protagonisti diversi quali Ulisse Adorni, il sindaco Lauro Grossi, Mario Tommasini…

Credo sia stato importante, e questo lo sottolineo ai miei più giovani colleghi oggi in servizio, anche il ruolo dei mass media: Gazzetta e Tv Parma (e allora c’erano anche Resto del Carlino Parma e Europarma-Teleducato) amplificarono e anche promossero dibattiti e confronti. Dove non si urlava nè ci si denigrava, ma ci si confrontava con rispetto per completarsi a vicenda: e ne nacquero iniziative importanti, concrete e utili.

Anche perchè, e questa è la cosa più importante da tener presente anche oggi, nulla di quei giorni avvenne sopra la testa dei giovani. Ma avvenne “con” i giovani, di fronte ai quali gli adulti di tutti i ruoli si posero con umiltà, sapendo che se esisteva un disagio giovanile era anche perchè c’era una carenza di modelli e di esempi dagli adulti. Oggi è di nuovo così: ad esempio sull’emergenza droga, a forza di mettere a fuoco solo i pusher ciclisti di certi viali (problema comunque reale e importante) ci siamo sempre dimenticati dei nostri figli loro clienti e parmigianissimi finanziatori; a forza di mettere in discussione le regole che non ci piacciono, abbiamo convinto i nostri ragazzi della inutilità delle regole stesse; a forza di vivere la comunità con gli insulti e l’ignoranza dei social, li abbiamo convinti che non conta approfondire o studiare ma conta soprattutto urlare più del “nemico”.

Allora l’omicidio di via Volturno e la “fabbrica” dell’ex mulino diventato casa di invisibili possono sicuramente avere una genesi specifica e difficile da conoscere e giudicare da fuori. Ma non confiniamo questo delitto in un disagio altrui o in un ghetto al quale non apparteniamo, perchè il disagio dei ragazzi è – molto semplicemente – lo specchio del nostro disagio e dei nostri (mancati o distorti) insegnamenti. E la Parma dei 20enni dovrebbe essere ai primissimi posti anche di ogni programma per Parma 2022, dove sarebbe tempo di parlare non di candidati ma di progetti e temi concreti, per capire davvero le differenze che ci faranno scegliere uno schieramento anzichè un altro…

(L’immagine è tratta da un video di Tv Parma in via Cavour, che negli anni’90 divenne la “vasca” dei teenager parmigiani)

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