Vi ho risparmiato i dettagli. La foto in via Repubblica, a due passi dal centro-salotto, avrebbe infatti urtato gli stomaci più sensibili: per dirla alla lombarda, sembrava una boassa. di quelle di mucca.

Parto da qui per avviare una riflessione su un tema che dovrà essere affrontato, fra quelli che caratterizzeranno la campagna elettorale. Tema apparentemente minore, rispetto ad altri come infrastrutture o sicurezza: tema effettivamente minore, ma alla fin fine importantissimo per capire che città vogliamo avere nei prossimi anni e che cosa vogliamo fare perchè ciò avvenga. E all’indomani di un primo posto in una classifica della qualità della vita, il tema ci sta.

La “boassa”, dunque… Un regalino, anzi un regalone che faceva brutta mostra di sè occuipando quasi metà marciapiede, appunto a due passi dalla Piazza o dai gioielli di Antelami e Correggio, quindi anche in piena zona turistica. Ora, con tutte le critiche che gli si possono muovere, non mi risulta che il sindaco Pizzarotti vada in giro con un cane capace di quelle prodezze, nè sono numerosi i cani tenuti al guinzaglio da extracomunitari. E ci sono quindi fondati motivi per ritenere che quel deposito sia stato confezionato da un cane indigeno e, soprattutto, sia stato ignorato da un parmigianissimo padrone.

Non è una provocazione, nè vuole essere il principio dell’ennesima polemica buona solo per i social. E neppure un alleggerimento delle responsabilità per chi governa o per chi arriva qui da fuori, ma semmai una chiamata per tutti: una chiamata alle “armi” pacifiche della responsabilità collettiva.

L’album di questo articolo parla da solo. Dai materassi e rifuti vari là dove ci sono le campane per il vetro, alla “semina” sul greto della Parma, al Battistero trasformato in posacenere (ora sono tornate le catenelle e speriamo che questo basti), fino appunto alle m…. non raccolte che popolano troppo spesso i marciapiedi. Potremmo continuare a lungo e ce n’è davvero per tutti.

Allora, davvero dovremmo guardarci anche allo specchio. Parma ha tanta Bellezza e tanti pregi, da qualche settimana sono tornate le comitive dei turisti da fuori: ecco, una città che vuole e deve offrirsi ai turisti deve essere una città che si offre nel suo vestito migliore. Invece la sensazione è che – a 40 anni esatti di distanza – si stia rinnovando quel “Parma città senza amore” che fu la denuncia di Italia Nostra e che si tradusse in un diffusissimo libro di Pier Maria Paoletti.

Ecco: credo che siamo di nuovo a quel punto. Si parla molto, e giustamente, dello spettacolo non bello dei sacchi che invadono i marciapiedi (non un bel “giallo Parma”), di una raccolta differenziata spinta e dai buoni risultati nella raccolta ma non nel decoro urbano. Si parla molto – e anche questo è giusto – degli spettacoli che troppo spesso gruppi di extracomunitari lasciano in piazza della Pace o in certi parchi cittadini (ad esempio il Falcone Borsellino). ma sarebbe troppo comodo fermarci a questo e non vedere ciò che i parmigiani fanno. O non fanno.

La “boassa” di via Repubblica non è certo un caso isolato, per chi percorre i marciapiedi cittadini. E alla pulizia della città non sempre contribuiamo come dovremmo. Allora, se vogliamo una Parma diversa, più bella per chi ci vive e più attrattiva per chi viene a visitarla, dobbiamo tornare ad amarla. E a fare la nostra parte.

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