Silenzioso non sarà, questo sabato preelettorale. I social hanno tolto da tempo anche questa pausa di riflessione prima del voto: c’è solo da sperare che nessuno voglia chiudere in bruttezza e che non ci siano colpi bassi. Quello che conta ora

è che Parma scelga il suo sindaco e che il sindaco scelga Parma, mettendoci del suo e basandosi sulla sua squadra, senza dimenticare che la maggioranza dei parmigiani sarà rappresentata fuori dal suo ufficio, fra astensioni e voti diversi.

Un sindaco di minoranza, come ho già scritto. E un sindaco che rispecchierà la città, che non è meglio di Guerra o Vignali, anzi … La mia preferenza è nota e va al centrosinistra e a Michele Guerra, ma oggi mi sembra importante anche qualche riflessione che vada oltre le urne, i festeggiamenti, i brindisi, le prime promesse ufficiali.

  1. Spero innanzitutto che chi perde non si sottragga all’importante ruolo di prima opposizione. Abbiamo avuto in questi anni troppi cattivi esempi di fughe. Capisco le ambizioni da sindaco, ma la prima vera ambizione deve essere quella di servire Parma.
  2. Chi vince sarà il sindaco “di Parma”. Dovrà quindi sforzarsi di essere sindaco di tutti, non come frase retorica e vuota ma come effettivo confronto con gli altri partiti. Questo, da quando abbiamo l’elezione diretta del sindaco, è quasi sempre mancato. Ma è necessario, perché nessun candidato e nessuna maggioranza avrà le risposte per tutto. E le fin troppe emergenze di questi giorni richiedono coesione collettiva, non sterili polemiche.
  3. Rispetto. Comunque vada, lo meritano entrambi. Come persone: poi come sindaco potremo e dovremo giudicare da lunedì.
  4. Le elezioni non sono il campionato di calcio. Chi vince domani non porta a casa lo scudetto, ma (per usare la metafora del candidato Costi) guadagnerà scarpette per correre e per fare correre la città. È da domani che Parma vincerà o perderà: non solo per merito o colpa di un sindaco ma per il contributo di tutti. E, ripeto, noi non siamo meglio di Guerra o Vignali: se lo pensassimo, avremmo dovuto candidarci. O almeno almeno andare a votare. Altrimenti è inutile criticare un sindaco o la politica. La politica siamo noi.
  5. Serve anzitutto una nuova etica. Serve un confronto duro ma educato e rispettoso. Non mi stanco di invocare a modello Guareschi e i suoi straordinari Peppone e Don Camillo, apparentemente pronti ai cazzotti ma puntualmente capaci di trovare la sintesi migliore per tutti. A proposito, e a scanso di equivoci, ieri da telefonino non ho visto che un post di cui stavo commentando il testo conteneva in fondo alla foto il numero di cellulare di un collega giornalista. Lo avessi notato, avrei segnalato la scorrettezza come mille altre volte ho fatto con la Gazzetta pur non facendone più parte. Chi ha espresso dubbi, in privato o sui social, evidentemente non mi conosce. Punto. Detto questo, il commento sulla sceneggiata per il mancato confronto in Piazza lo ribadisco per intero.
  6. Un grazie, infine, va a Federico Pizzarotti. Non l’ho votato e non sempre mi è piaciuto. Ma anche di lui dico che non è certo peggio di noi, di me, di Parma. Grazie per i suoi 10 anni di impegno.
  7. Ora si volta pagina. Dovremo farlo ogni giorno, tutti, per 5 anni. Poi se ne riparlerà. Buon voto, Parma!
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