“Noi siamo altro” hanno scritto gli studenti del Bodoni dopo che una rissa degenerata aveva portato la loro scuola alla ribalta, in quel caso negativa, della cronaca. E non c’è da dubitarne, anche se quei ragazzi

hanno sperimentato una delle regole della società di cui fanno parte: quelli che fanno notizia sono soprattutto i fatti negativi. E la regola non vale solo per le redazioni, dove “i giornalisti” non sono cinici individui di un altro pianeta, ma sono a loro volta persone, genitori, e perfino ex giovani… Fanno notizia perchè sono quelli che più interessano i lettori, in un circolo vizioso di cui siamo tutti partecipi e “colpevoli”.

Ma la vera sfida è andare al di là. Riuscire a far capire, e a raccontare, appunto quel “Noi siamo altro”.

I problemi ci sono. Il disagio c’è come c’è spesso stato nelle generazioni più giovani di tutti i tempi: oggi, semmai, è amplificato dalla sequenza smartphone, web, social. E sicuramente c’è anche da perfezionare quell’integrazione che è necessaria per una società sempre più multietnica.

Ma la sfida, e anche l’opportunità, è quella di raccontare “the light side of the moon”: la faccia migliore, più pulita e più ricca di ideali dei ragazzi. Si tratta di dare spazio (e anche loro devono forse imparare a comunicarle meglio) alle tante iniziative, alla musica, alle iniziative, ai sogni… Qualcosa esiste già (penso al Meeting Giovani o a tante cose che si fanno nei vari Centri giovani della città), ma bisogna allargare il racconto.

Ormai diversi anni fa, mi venne la voglia e l’idea di raccontare gli under 20 di Parma in televisione: e nacque allora “La Vasca”. Ecco: oggi quella Vasca è lontana, ma il titolo giusto l’hanno dato proprio i ragazzi del Bodoni: “Noi siamo altro”. Adesso manca “solo” il racconto, e mi piacerebbe vederlo nascere nelle varie redazioni dei media locali.

Please follow and like us:
Pin Share