Li guardo e mi guardo, sempre più dubbioso sulle parole con cui sintonizzarsi alla generazione degli smartphone. Oggi invece abbiamo con loro un appuntamento scritto sulla carta:
siamo qui, al Liceo Scienze Umane Sanvitale, per parlare di un libro che è fra i più intensi e preziosi della nostra Letteratura più recente.
E soprattutto c’è lei, Tea Ranno. Scrittrice di razza ormai da diversi anni, con le sue storie al femminile nate dai “cunti” raccolti in Sicilia, questa volta Tea si è fatta piccola piccola per essere voce di una persona e di un racconto straordinari. “Un tram per la vita”: il dramma di un bambino ebreo che si vide strappare via la mamma nel rastrellamento nazista nel ghetto, che fu catturato a sua volta e fatto salire sullo stesso camion, ma ne fu poi gettato fuori proprio da lei con il più “antimaterno” gesto d’amore possibile e con quell’invito che sembrava un ordine (“Rasciùd!”, ovvero “Scappa!”) e fu invece l’estremo atto della donna per salvare la vita almeno del figlio.
Riuscì davvero a scappare da quelle strade e dalla orribile retata nazista, Emanuele, e vagando senza più meta e certezze finì al capolinea del tram. Si aggrappò agli occhi del bigliettaio, sussurrando due parole che potevano essere anche la sua condanna: “So’ ebreo!”. E trovò un’oasi di umanità, perché il bigliettaio lo fece avvicinare, sussurrando a sua volta “Nun te mòve!”. Poi, fra nuovi momenti di pericolo e angoscia, il bigliettaio e i suoi colleghi riuscirono a proteggere il bambino, che nel tram ebbe la sua casa, per tre lunghi giorni e notti bagnate dal pianto per la madre strappata a lui e ai fratellini.
Poi, sempre rocambolescamente, Emanuele riesce a tornare a casa dagli altri familiari, con la speranza di “una festa bellissima” per quando mamma Ginotta sarebbe tornata. Fino al giorno della notizia raggelante: la donna era stata uccisa nelle camere a gas.
La partecipazione di ragazze e ragazze a questo racconto si misura nel silenzio. La storia è talmente triste e commovente che non importa più se ai giovani certi riferimenti suonano ignoti (come l’attentato di via Rasella) o se la geografia romana ci è sconosciuta. E’ una storia che appartiene a tutti noi: le bombe su Roma lambirono il nostro Duomo dove Tea si appena incantata di Antelami e Correggio, pur se lei vive in mezzo alla Grande Bellezza della capitale. I razzismi sono forse passati, anche recentemente, da alcune delle famiglie da cui provengono le ragazze e i ragazzi non pramzàn… Quello che già non era nel libro (un testo che io farei adottare a ogni scuola italiana e farei leggere agli ignoranti di Acca Larentia) lo aggiunge il racconto di Tea: attraverso lei ci sembra di avere lì Emanuele, di averlo come amico che vorremmo abbracciare. Ed è bello vedere insegnanti, come la prof. Carmelina Pullara, che inventano per i loro giovani lezioni di questo tipo.
E’ la forza, ancora grandissima, della scrittura, che nell’aula magna del Sanvitale viene ricordata alle pareti attraverso le parole alternate di Calvino, di Bertolucci, di Dante… Ed è la sensibilità di chi, abituata ad inventare storie, qui ha scelto di nascondersi per dare spazio al narratore che le ha dato fiducia e le ha affidato un dramma così intenso e personale. Anche se qua e là ritrovo la musicalità inconfondibile di certe sue frasi.
Leggete, ragazze e ragazzi ! Trasformate l’inevitabile e perenne ignoranza in perenne curiosità. Siate consci della straordinaria fortuna che oggi abbiamo nel risvegliarci con la preoccupazione di un impegno di lavoro o di un compito in classe, e di non essere svegliati dalle bombe come in altri Paesi o dagli spari come Emanuele nello straordinario incipit del libro, mentre la madre corre alla finestra e negli occhi del bambino si fissa la sua ultima immagine familiare: “Siccome sta piovendo, i capelli le si riempiono di gocce d’acqua che alla luce del lampione brillano come tanti piccoli fuochi. La guardo e mi sembra bellissima”…
E’ il dono della scrittura, che qui diviene scrittura che si fa dono. In una giornata che per me (ma credo anche per tutta quell’Aula Magna) sarà impossibile dimenticare. Grazie Tea, grazie Emanuele .
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