Quanta voglia di aprire il Corriere e leggere su Acca Larentia ancora Pasolini, e le sue riflessioni su fascismo e antifascismo che restano attualissime a mezzo secolo di distanza… E invece ci siamo dovuti sorbire
un copione triste e trito. Penosa la recita delle braccia alzate, sterile la pur condivisibile reazione degli antifascisti, e ancor più penose delle braccia alzate certe dichiarazioni di chi per scelta improvvida ricopre la carica numero 2 del Paese (e per fortuna sulla numero 1 gente così non ha ancora potuto mettere mano).
E poi i commenti sui social. Le arrampicate sugli specchi dei politici anche locali: quelli che a ogni giro di calendario vedono la targa che celebra via Tito (e fin qui potremmo essere anche d’accordo) ma non vedono nei loro occhi la trave delle decine di braccia alzate e menti paralizzate alla sola dittatura che ha insanguinato e rovinato la nostra Italia…
Una volta per la situazione politica italiana si inventò la definizione di “Fattore K”, per riassumere lo stallo di un Paese dove si era radicato il più forte partito comunista dell’Occidente, ma nel quale la figura stimatissima di Berlinguer poteva cancellare i decenni di diffidenza per chi aveva eletto a modello Stalin e aveva taciuto o dormito sulle repressioni dei sogni di Ungheria e Cecoslovacchia con i carri armati. Tutto ineccepibile: solo politici illuminati come Berlinguer o Moro o Pertini potevano credere in un progetto che rinnovasse il Paese dopo 30 anni (allora) di governi a guida democristiana. Poi le cose andarono diversamente: Moro fu sequestrato e ucciso e Berlinguer fu quasi vittima di un misterioso incidente o attentato in Bulgaria…
Oggi, quindi, ce la dobbiamo ancora vedere con il Fattore Acca. Limitarsi alle reazioni di facciata, pur giuste, serve a poco. Sarebbe più importante capire che cosa hanno dentro queste persone e in che cosa sperano. Sarebbe importante dialogare con loro, magari ricordandogli che anche certi riferimenti della Destra (D maiuscola) come Guareschi o Montanelli arrivarono a concludere che si dovesse essere anticomunisti quanto antifascisti, contro ogni dittatura. Non sembra neppure complicato, anche se purtroppo non abbiamo più i Pasolini a spiegarlo.
PS – Ho già spiegato sui social, ma è bene ripeterlo qui anche per rinviare al mittente qualche lezioncina da presunti insegnanti di obiettività di destra (…) che il discorso sull’idiozia dei saluti romani nulla toglie all’importanza e al dovere del ricordo di Acca Larentia, cos’ come di tutte le vite stroncate dalla cieca violenza politica dei nostri anni di piombo. Io non faccio distinzioni fra Sergio Ramelli e il parmigiano Mario Lupo, così come non la faccio per nessuna delle vittime. E la violenza la condanno, da sempre, di qualunque colore si ammanti, tranne ovviamente per i casi di legittima difesa contemplati dalla Legge. Chi non fa la stessa cosa non è credibile, e da quelli non prendo certo lezioni di alcun genere.
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