Ancora qui a parlare di Guareschi? Sì, perchè sono passati 55 anni dal 22 luglio del fatidico

Sessantotto, che già stava passando alla storia per motivi suoi (internazionali, con il movimento innescato dal Maggio francese, ma anche locali: e di lì a poco ci sarebbe stata a Parma la clamorosa occupazione della Cattedrale). Proprio in quel Sessantotto così distante dalla propria indole e dalle proprie idee, quasi simbolicamente si congedava dal mondo, il 22 luglio, Giovannino Guareschi.

55 anni significano mezzo secolo più altri cinque anni: una fetta di tempo sufficiente per dimenticare tanto e tanti, soprattutto nell’era digitale che consuma le notizie e i personaggi nel giro di poche ore. Eppure, anche dopo tutto questo tempo, Giovannino da Fontanelle, che poi si trasferì nell’altrettanto piccola Roncole all’ombra del Maestro Verdi, è ancor oggi lo scrittore italiano più letto e conosciuto nel mondo dopo il solo Collodi.

Come il burattino (in realtà marionetta) di Toscana, il trittico di personaggi nati in riva al Grande Fiume nella Bassa parmense resiste all’usura del tempo e continua ad emozionare alle più svariate latitudini. Il parroco Don Camillo, capace di evangelizzare anche a manate e pedate, e il sindaco Peppone, militante del comunismo ma capace di anteporre all’ideologia la sua grande umanità, ancora dopo più di mezzo secolo sono lì a litigare – sulla pagina scritta e nelle mai cessate repliche televisive dei film – per poi comporre le liti facendo prevalere il bene comune: e quanto è ancora attualissima la loro lezione!

E la “trinità letteraria” guareschiana si completa e si sublima con una delle più difficili sfide per uno scrittore: dare voce a Cristo, calato nelle vicende del Mondo Piccolo attraverso il crocifisso parlante, la cui versione cinematografica si può ancora ammirare (e non senza emozione) nella chiesa di Brescello, che si affaccia sulla stessa piazza del Municipio e che per questo fu scelta come ambientazione dei film dal regista francese Duvivier.

Siamo in un weekend d’estate: non vale la pena di occuparlo con troppe parole. Ma presto torneremo a parlare di Guareschi e delle sue opere, perchè come pochi altri scrittori (comprendendo perfino quelli certo più bravi di lui dal punto di vista squisitamente formali) Giovannino è stato capace, e lo è tuttora, di emozionare e far riflettere. Due abitudini che smartphone e social ci stanno facendo dimenticare, privilegiando urla e ignoranza che non fanno certo il bene della società. E allora, qualche nuovo viaggio nel Mondo Piccolo dovremo proprio organizzarlo. A presto !

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