Evitare dispersioni termiche, sprechi energetici ed emissioni inquinanti è questo l’obiettivo principale dell’ordinanza sindacale che prevede l’obbligo chiusura porte degli esercizi commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande (bar e ristoranti) negli edifici con accesso al pubblico dal 22 agosto 2022 al 31 marzo 2023.
Il provvedimento è in linea con le disposizioni previste dalla legge n° 34 del 27 aprile 2022 di modifica del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, “Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”, all’art. 19-quater (Disposizioni in materia di riduzione dei consumi termici degli edifici) che prevede, dal 1° maggio 2022 al 31 marzo 2023, che la temperatura dell’aria per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici pubblici non debba essere superiore, in inverno a 19°C (più 2°C di tolleranza), né inferiore, in estate, a 27°C (meno 2°C di tolleranza) al fine di ridurre i consumi termici degli edifici e di ottenere un risparmio energetico annuo immediato.
Inoltre, l’ordinanza è stata adottata sulla base delle proiezioni relative alle previsioni stagionali di Arpae fino alla fine di settembre sul centronord Italia, con particolare riferimento alla Regione Emilia-Romagna, che prevedono temperature superiori alla norma con conseguente incremento dell’utilizzo degli impianti di condizionamento. La particolare condizione energetica e climatica, infatti, rappresenta tema di importanza ed attualità che richiede interventi tempestivi su tutte le possibili cause che concorrono ad aggravarla.
L’utilizzo scorretto degli impianti di climatizzazione, infatti, incide direttamente sul fabbisogno energetico generando un aumento significativo del consumo, rispetto al normale, per l’ottenimento del confort termico con conseguente spreco di energia e combustibile e incremento delle emissioni di inquinanti in atmosfera. E’ consuetudine in molti esercizi commerciali e di somministrazione alimenti e bevande e degli edifici con accesso al pubblico, mantenere permanentemente spalancate le porte d’ingresso anche nei periodi di accensione degli impianti di condizionamento estivo. Tale pratica è incompatibile con la situazione ambientale e geopolitica in relazione alla crisi energetica. Inoltre determina un ingiustificato consumo di combustibili ed impatti ambientali tali da incidere sul degrado del territorio e dell’ambiente, in relazione all’aumento dello sfruttamento di materie prime e alla conseguente emissioni di inquinanti atmosferici. Ciò si verifica anche durante la stagione invernale nella quale, in modo analogo, le attività vengono spesso svolte con le porte spalancate anche quando sono in funzione gli impianti di riscaldamento.
L’ordinanza, pertanto, prevede che dal 22 agosto 2022 al 31 marzo 2023, ove siano in funzione impianti di raffrescamento/riscaldamento degli ambienti, vengano mantenute chiuse tutte le porte di accesso al pubblico da parte degli esercizi commerciali, di somministrazione di alimenti e bevande e degli edifici con accesso al pubblico, ad eccezione del tempo strettamente necessario all’entrata e all’uscita delle persone e alle operazioni funzionali all’esercizio (carico/scarico merci e simili) o nel caso in cui l’eccessivo affollamento richieda idoneo ricambio d’aria o renda impossibile la chiusura delle porte. Sono esclusi gli esercizi commerciali e di somministrazione alimenti e bevande che hanno spazi all’aperto di pertinenza dell’attività per cui è indispensabile il passaggio continuativo del personale dall’interno all’esterno oltre agli esercizi commerciali e di somministrazione alimenti e bevande le cui porte di accesso al pubblico non si affacciano direttamente verso l’esterno (ad esempio negozi all’interno di centri commerciali) oppure dotati di dispositivi idonei ad evitare la dispersione termica dall’interno dell’esercizio commerciale (ad esempio lame d’aria).
La violazione alla presente ordinanza comporta l’applicazione della sanzione amministrativa da 25 a 500 euro. (Ufficio stampa Comune di Parma)
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