Poi potrebbe sollevarla Guardiola, o magari Simone Inzaghi, senza scartare ulteriori sorprese nelle gare di stasera. Però questa Champions League ha già un marchio, ed è un marchio parmigiano:
due dei quattro allenatori nell’elite del calcio europeo sono nati calcisticamente a Parma.
Per Carletto Ancelotti, da Reggiolo ma poi anche con tanto Parma come calciatore e come allenatore, una semifinale di Champions è in realtà come per noi il caffè del mattino: una abitudine. Ne ha vinte da calciatore e da allenatore, e anche qui fu lui il primo (e l’unico) ad arrivarci direttamente, e allora si qualificavano solo le prime due… Per Stefano Pioli, invece, la semifinale è una laurea, o meglio un Master europeo dopo lo scudetto capolavoro dell’anno scorso, passando per la vittoria nei confronti a eliminazione con Conte e Spalletti.
E, come ho scritto nel titolo, credo che non sia un caso – o una semplice coincidenza – buona per il giornalismo e il campanilismo la comune matrice di Parma. Non solo in senso geografico ma soprattutto calcistico: ovvero il Parma di Ernesto Ceresini. Lo avevamo già scritto, ma che l’accoppiata si sia confermata anche all’altezza delle semifinali ha qualcosa di prodigioso e di romantico insieme, per chi ama il calcio crociato e gialloblù.
Pur diversi in tante cose, età compresa (li dividono 6 anni), e pur essendo sbilanciatissimo il palmares in favore di Ancelotti, i due hanno qualcosa che ha le radici proprio in quel Parma e in quell’approccio al calcio: professionalità, intuizioni, ma anche stile e tanta umanità. Sono due gestori-motivatori che alle (tante) competenze tecniche aggiungono una splendida capacità di rapportarsi con il pur complicato spogliatoio del calcio d’oggi. Carletto che fumava il sigaro circondato dai suoi giocatori dopo l’ultima Champions vinta col Real Madrid e l’abbraccio con sorriso di Leao a Stefano, ieri in diretta tv durante le interviste del dopopartita, parlano da sole.
Come finirà, ovviamente, non lo sappiamo: Istanbul evoca tremendi ricordi per Ancelotti (e per Hernan Crespo che in quella pazza finale segnò due inutili gol) e per Maldini che di Pioli ha certamente accompagnato la crescita. Ma che due ragazzi nati con la Crociata siano lì, e con uno stile che è quasi unanimemente apprezzato da tutti, è un’altra “Favola crociata” (dalla cui copertina con le foto di Giovanni Ferraguti per Kriss editore ho tratto l’immagine dei due golden boy oggi diventati grandi anche in panchina). E, aldilà del tifo di squadra che anche a Parma ognuno di noi ha aspettando il ritorno in A dei crociati, una finalissima Ancelotti-Pioli sarebbe davvero una Champions Ceresini League, che il Presidentissimo dalla sua tribuna guarderebbe con un sorriso, magari ripensando anche a quando portò Carletto a San Siro dove vestì la maglia dell’Inter in una amichevole con l’Hertha Berlino prima che i dirigenti nerazzurri lo ritenessero non adatto a un ruolo importante in serie A…
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