Mi sono immaginato questa scena con il mio vecchio direttore di tv (e ancor più straordinario condirettore di Gazzetta) Aldo Curti: “Curti, lo sa che hanno messo 7 totem in centro?”. “Ténom un post ! (Tienimi un posto!)”. Che era la sua lapidaria risposta di fronte

a novità che difficilmente avrebbero scaldato il cuore dei parmigiani, quando addirittura non si fossero rivelate controproducenti.

Ho pensato a Curti (che Parma dovrebbe ricordare e omaggiare, facendolo uscire almeno per un giorno dal cono d’ombra dello straordinario direttore Baldassarre Molossi e ricordando i suoi personali meriti giornalistici, che furono enormi). E un po’ anche a Pasolini. Che con Curti sicuramente non sarebbe andato molto d’accordo, ma che sarebbe inorridito di fronte a questa ulteriore, piccola ma invadente Time Square di provincia, altare di consumismo.

Tre totem in 50 metri mi sembrano già troppi di per sè, in una Piazza con fascino che da queste installazioni non viene certo accresciuto. Anzi: semmai se ne guasta la visuale.

Ma il problema sono soprattutto i contenuti. Sono rimasto “inocato” (a volte i dialettismi rendono meglio l’idea…) nell’attesa che qualcosa mi accendesse un interesse o mi regalasse un guizzo tale da giustificare quelle nuove presenze. E invece ho visto pubblicità, un tiepido messaggio Iren, un aggiornamento sull’iniziativa “La Giunta nei quartieri”. Stop…

Spero siano contenuti provvisori, ma allora sarebbe stato meglio attendere o informare della vera destinazione dei nuovi abitanti alieni del nostro centro storico. Così come sono adesso, infatti, non servono a nulla: sono piccole luminarie di un consumismo che si prepara ad invadere e inquinare già per conto suo il lungo percorso che ci attende da qui a Natale. Inquinamento luminoso e non, senza corrispettivo che lo giustifichi.

Ovviamente parlo di corrispettivo culturale. Se totem devono essere, e così numerosi in un raggio circoscritto e prezioso, almeno usiamoli per essere d’aiuto ai turisti: funzionali touch screen per essere agevolati nella ricerca dei luoghi d’Arte e in tutto ciò che può interessare un visitatore, approfittandone per divulgare Cultura. E/o usiamoli per messaggi tipo Pubblicità progresso: ce n’è abbondante bisogno, in una città nella quale prevalgono egoismi e menefreghismo; e usiamoli magari per stabilire ponti culturali – di valori condivisi – in una città multietnica nella quale quindi dobbiamo partire dall’ABC della reciproca convivenza (e conoscenza).

Oppure, ancora, perchè non farne esposizione digitale di almeno alcune delle foto di Parma (in bianconero e non), dei Ferraguti, Rosati, Amoretti ecc.: le foto per cui da tempo Antonio Mascolo e io invochiamo che a Parma qualcuno si ponga davvero l’obiettivo di mettere insieme una Casa della Memoria della città.

Sì: quei totem fanno proprio venire in mente il vecchio Curti, che guardandone uno avrebbe sentenziato come spesso faceva per gli articoli che noi cronisti gli portavamo: ” Al va bén. Ma l’è da rifär!”… (Va bene. Però è da rifare…).

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