“Gli capegli scherzare insieme col finto vento”…

Più la si vede e più  ci si innamora. E pensare che

sono occorsi tre secoli, e poi ancora decenni di dubbi,

per attribuire al genio di Leonardo la madonna (M maiuscola?) “Scapiliata”. Un volto di straordinaria dolcezza, dal “sorriso velato”: senza neppure ricorrere a paragoni, pur inevitabili, col capolavoro di Monna Lisa, è sufficiente rifarsi ad un altro capolavoro leonardesco al Louvre (la Madonna delle Rocce).

Ma se ormai è pacifica l’attribuzione dell’opera, resta misterioso il viaggio del quadro, che Leonardo avrebbe dipinto intorno al 1505 e la cui storia parmigiana risale al 1826, grazie all’acquisto da parte del pittore Gaetano Callani e alla successiva vendita (1839) da parte di suo figlio Francesco alle Collezioni Ducali, antenate di quella che oggi è la nostra bellissima Galleria Nazionale.

Dipinta con terra d’ombra, ambra inverdita e biacca, la Scapiliata è una tavoletta di legno di 24,7×21 cm. Ma il suo fascino, come si è visto nella trasferta al Louvre dell’autunno 2019, sembra sempre più inversamente proporzionale alle dimensioni dell’opera. Un dolce capolavoro che i parmigiani hanno la fortuna di avere in casa.

Per approfondire:

Sito della Pilotta di Parma 

Wikipedia

La fortuna della Scapiliata

Bella e ben incorniciata (Sole 24 ore)

Scopri PARMATECA:  la web Biblioteca della Cultura parmigiana

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