Ci sono un guineano, un varesino e un parmigiano… No, non è una barzelletta: è invece

uno spunto che dovrebbe farci riflettere, al di là di ogni tifo politico e del sempre più sconsolante livello della campagna elettorale.

Dicevamo: un guineano, un varesino e un parmigiano. Il primo aggredisce per strada una donna ucraina e commette su di lei una violenza sessuale. E il varesino e il parmigiano? Anche loro, ma non per strada. Il primo è un primario anestesista, così quando incontra la sua ex la narcotizza con una scusa e poi la violenta “comodamente” (e vien da chiedersi con che piacere lo si possa fare) sul proprio letto. Il parmigiano è un famoso commerciante: ama gli incontri a pagamento con sesso “estremo”. Quando la ragazza denuncia di essere stata violentata e picchiata (da lui e da uno spacciatore di droga extracomunitario) e si va a proccesso, il tentativo è quello di sbugiardare la vittima, sottolineandone fragilità e contraddizioni che avrebbero inficiato il suo racconto dei fatti, che sarebbero avvenuti con il consenso della ragazza. Ma alla fine arriva (in primo grado: ora si attende l’appello) una condanna a 8 anni e mezzo.

Ecco: adesso scordatevi la campagna elettorale e le vostre preferenze politiche, e fatevi un test. Giudicate in modo diverso le tre violenze sessuali (sempre – ripeto – se tutti e tre gli accusati saranno in effetti ritenuti colpevoli)? Se sì, allora possiamo fare discorsi seri sulla sicurezza delle persone e delle donne in particolare. Se non le giudicate allo stesso modo, e vi ha indignato solo Piacenza, allora fatevi qualche domanda, perchè i sintomi sono quelli di un incipiente razzismo. E ovviamente questo non significa affatto sottovalutare l’aspetto della criminalità da strada (micro o macro) che è legata specificamente all’immigrazione: significa solo valutare le persone, ogni persona, per ciò che sono. Brave persone o delinquenti da combattere: qualunque sia il loro colore. Punto e fine della storia che non era una barzelletta.

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