Il giorno più stressante, la paura di perdere un sogno. Ieri sera ho scoperto casualmente che sono passati 40 anni (mamma mia…!) da quando

un esame romano mi fece entrare nell’Ordine dei giornalisti.

Oggi potrei dimenticare mille cose, magari anche la fine del film visto ieri sera… ma non la sequenza e i timori di quelle ore, tipiche di ogni esame ma ancora più forti in quella occasione: innanzitutto perchè davvero a quell’esame si legavano il mio futuro e la mia scelta di vita, e poi perchè c’erano i dubbi su tutte le difffidenze che la commissione avrebbe avuto verso un candidato non proveniente da un giornale ma da una televisione privata locale. Tv Parma, una volta entrata nel gruppo Gazzetta, era infatti una delle prime emitttenti di provincia a voler puntare su giornalisti praticanti e poi professionisti. Il “poi”, appunto, era l’esame a Roma.

Andò bene la correzione dello scritto (sui Mondiali vinti nel 1982: non fu però facile far digerire a qualche commissario la parola “professionalità” che avevo utilizzato per gli Azzurri di Bearzot). I temutissimi quesiti giuridici a me facevano invece meno paura, essendo studente di Giurisprudenza (il piano B, come raccomando anche oggi ai giovani aspiranti cronisti). Paradossalmente, pensandoci oggi dopo avere scritto su di lui due libri, rischiai di inciampare su Giovannino Guareschi: risposi sicuro quando mi chiesero di chi fosse il busto che troneggiava nella Gazzetta allora in via Emilio Casa nell’ufficio del Direttore Molossi (appunto il faccione baffuto di Giovannino) e sapevo ovviamente chi fosse Guareschi, ma non conoscevo ancora in dettaglio la vicenda della querela di De Gasperi che lo portò in carcere.

Ma me la cavai, ed era poi destino che Guareschi tornasse nella mia vita da pensionato, dopo avere chiuso quella lavorativa. Quel 2 febbraio fu un giorno magico, e il rumore del treno che mi riportava a Parma mi sembrava il preludio musicale per un mestiere ora ufficialmente mio e tutto da scoprire e da inventare, con una vita intera davanti a me. Ieri sera, dicevo, sistemando per caso il portafogli ho scoperto che quell’agognato tesserino bordeaux proclamava 40 anni giusti giusti.

Il sogno si è avverato, è stato magnifico e mi ha portato ogni giorno ad alzarmi per lavorare non come un peso, ma come un’occasione da cogliere ogni volta per conoscere qualcuno e qualcosa. E una volta conclusa l’avventura, è capitato che il giornalismo continuasse ad accompagnarmi, come una materia da condividere (“insegnare” è una parola grossa e che non mi piace…) con tanti ragazzi che ogni anno si iscrivono all’Università di Parma o addirittura qui arrivano da città sparse in tutta Italia.

Ma che cosa mi diceva, ieri sera, quel tesserino quarantenne? Mi ha detto che sono stato un uomo fortunato. Mi ha detto che quel mestiere è davvero il più bello del mondo (per me: altri spero che amino allo stesso modo il loro lavoro). Mi ha detto anche una cosa strana, che solo una volta ho avuto il coraggio di dire ai miei studenti: nel giornalismo, la notizia che capita più spesso di dover raccontare è la morte. Per mano altrui nell’omicidio, per droga (ora molto meno, finalmente!), per attentati, per incidente, per malattia o vecchiaia, anche per pandemia (come abbiamo drammaticamente imparato in questi anni).

Non per questo si impara a farci i conti, e non si è affatto più attrezzati quando poi quella realtà entra nel tuo privato. Ma una cosa sicuramente l’ho imparata, ed è la cosa più importante che mi ricorda quel tesserino anche dopo 40 anni: l’insegnamento più bello e importante che mi ha lasciato il giornalismo è proprio che la certezza della morte è il miglior motivo per amare ogni giorno, follemente, la vita.

E il Giornalismo, dico ancora a ragazzi e ragazze in aula, è uno dei modi più straordinari per assaporare ogni nostro giorno e ogni nostro momento. E c’è un’altra cosa, altrettanto importante: ogni giorno vediamo quanto la realtà sia diventata complessa, e quanto ci sia bisogno di qualcuno che la chiarisca in modo corretto, se non scientifico, e soprattutto onesto. Ma per farlo c’è prima bisogno di studiare: non smettete mai di farlo e vi divertirete al punto che 40 anni vi passeranno in un soffio…

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