Cose che succedono solo nel Mondo Piccolo. Anche quando ci si allontana di qualche chilometro dal Grande Fiume e si sconfina nel vicinissimo Piacentino (del resto il Mondo Piccolo cinematografico si estende anche dalla parte opposta, a Brescello), ci sono storie imprevedibili e un po’ pazze ma piene di cuore. Così…

…Chiesa di Besenzone, ore 11. Pur nel massimo rispetto della Festa del Lavoro e delle gravissime problematiche legate a questo settore, il mio 1° Maggio è qui, per un inconsueto invito fuori provincia, anche se Busseto è ad appena 6 chilometri. Un bell’angolo di terra piacentina: oltre alla chiesetta di Besenzone ho il tempo di ammirare una abbazia nella vicina Cortemaggiore e di sorprendermi perchè la piazza di quella cittadina sfodera una grande bandiera del vecchio PSI, a pochi passi da una lapide dedicata a Garibaldi. Ma in fondo anche questo è in linea con l’invito: il 1° maggio, infatti, è anche il compleanno di Giovannino Guareschi. E quel giorno, di ormai 115 anni fa, il futuro inventore di Don Camillo e Peppone fu preso in braccio proprio da un socialista, il riformista della Bassa Giovanni Faraboli, che lo mostrò alla folla presente a Fontanelle per il comizio della Festa del Lavoro e profetizzò per il nuovo arrivato, vista la data di nascita, un futuro da “campione rosso del socialismo”.

La previsione fu decisamente azzardata…, ma in fondo quel giorno segnò davvero una parte del destino di Giovannino, nel quale rimarrà come ricordo “il tepore delle mani forti di Giovanni Faraboli“. Con il sindacalista sansecondino, Guareschi manterrà un lungo rapporto e si ispirerà soprattutto a lui nel disegnare la figura del sindaco Peppone, nel quale l’ideologia (comunista) spesso lascia il posto alla grande umanità che gli consente di sintonizzarsi con il nemico-amico parroco Don Camillo.

Eccoci dunque a Besenzone, dove il maestro di cerimonia è Egidio Bandini, al quale non diremo mai abbastanza grazie per tutto quello che ha fatto e continua a fare per la conoscenza di uno scrittore che appartiene in tutto (come mostra anche l’aneddoto di Faraboli appena ricordato) alla nostra Terra e alla nostra Cultura al di là delle idee di ognuno. C’è anche Giancarla Minuti Guareschi, parmigiana che in Australia sposò Giuliano, figlio naturale di Giovannino (altra storia oscillata per decenni nella comprensibile altalena fra imbarazzi, contrasti e chiarimenti). L’incontro è accompagnato dai pannelli di una interessante mostra, ed è organizzato – oltre che con l’ospitalità del complesso parrocchiale – con il sostegno del Rotary Cortemaggiore e della azienda Padanaplast, che è per me un ulteriore segno del cuore perchè proprio la Padanaplast era la prima indimenticabile squadra (di basket) che mi capitò di seguire agli inizi della mia avventura giornalistica, ormai quasi mezzo secolo fa…

C’è però un fuoriprogramma. Dopo la messa, anche l’incontro – anzichè nel vicino salone parrocchiale – si terrà nella chiesa. E anche per chi ha parlato in pubblico per 40 anni, e in tv per 24, rivolgersi alle persone davanti all’altare (seppur non dal pulpito) mette emozione e un po’ di imbarazzo. E ve ne spiego meglio il motivo. La seconda parte dell’incontro prevede Giorgio Vittadini a parlare dell’interessante e tuttora attuale affetto che porta Guareschi ad essere ogni anno l’unico punto fisso (pur a 45 anni dalla morte!) del Meeting di Rimini, e a proposito di Romagna, c’è anche don Pierre Laurent Cabantous, parroco di Cervia dove nel luglio 1968 Giovannino chiuse gli occhi per sempre. Ma a me tocca un tema (il film La Rabbia) che solo per metà è guareschiano, mentre per l’altra parte è legata a un dichiarato ateo e marxista come Pier Paolo Pasolini. E ne devo quindi parlare in una chiesa, davanti anche a cinque o sei sacerdoti…!

Nel Mondo Piccolo succede anche questo. E anzi, con la massima naturalezza Egidio Bandini fa scorrere la chiacchierata, che parte dai contenuti che rendono attualissima la parte politica di quel film di 60 anni fa: la società scontenta e angosciata, la presenza e la paura della guerra senza che sia stata imparata la lezione di Hitler o di Hiroshima, le riserve di allora sul modello sovietico e su quello americano, le intuizioni e gli abbagli di entrambi gli autori, però sempre con una passione ed una onestà intellettuale oggi quasi introvabili. Così, finisce quasi inevitabilmente che nella sintesi del nostro dialogo e della descrizione del film dapprima si metta insieme la diffidenza, sia in Pasolini che in Guareschi, verso il “boom economico” che portò allora benessere ma che anche spazzò via tanti valori della preesistente civiltà contadina. E poi – con gli occhi alla vicina Croce di legno (ma senza un Gesù come quello che dialogava con Don Camillo) – si prenda atto che mentre la conclusione di Guareschi è dichiaratamente rivolta verso il cielo (“Grazie a Dio” sono le ultime parole nella parte di film di Giovannino), Pasolini chiuse sì “La rabbia” con una dichiarazione di speranza nel modello sovietico del dopo-Stalin e nella corsa allo Spazio vista anche come prologo a una nuova fratellanza sulla Terra; ma poi, un anno dopo La rabbia, Pasolini sentì il bisogno – seppur da laico e appunto ateo – di dedicare un film al Vangelo secondo Matteo, con un ritratto molto umano ed efficace al di là di ogni previsione e diffidenza, comprese quelle di Guareschi, dello stesso Cristo che contemporaneamente i film tratti da Giovannino mostravano come faro di saggezza per comporre i conflitti di terra e di paese fra Don Camillo e Peppone.

Personaggi diversissimi, idee politiche praticamente opposte: eppure, almeno per pochi minuti, ecco lì Guareschi e Pasolini a dialogare su un Cristo da cattolico e un Cristo da ateo. E proprio in una chiesa…! Cose che succedono solo nel Mondo Piccolo…mentre in sottofondo Eugenio Martani e Corrado Medioli ci regalano le note delle colonne sonore dei film di Don Camillo, che ormai da decenni accompagnano e arricchiscono le storie nate vicino al Grande Fiume: storie semplici ma capaci di arrivare dritte al cuore.

LA MUSICA DI DON CAMILLO: video

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