Non troverete quella parola nei dialoghi aridi dei nostri social, e faticherete anche a cercarla sui dizionari. Perchè le parole della poesia volano ben più in alto delle parole del nostro mediocre quotidiano, e perfino per i profani (fra cui mi colloco) respirarne l’aria, almeno ogni tanto, eleva lo spirito. Già dal titolo,

“la tramontanza” di Adriano Engelbrecht è musica nuova, che accompagna ed emoziona per tutte le pagine. Fin dal verso, stupendo, che già mi aveva colpito in pagina e che poi ho ritrovato – giustamente – anche in quarta di copertina: “aspettare chi? / se non il tempo che sclessidra l’ore?”.

Non so se sia ripetibile l’Officina parmigiana di cui perfino Pasolini cantò le lodi, ma se Parma riuscisse a mettere insieme le energie che anche oggi, magari sparse, vi si muovono (e non è solo compito del Comune: occorre una coralità cittadina e provinciale), potrebbe aprirsi un nuovo futuro. Di certo, in questa nuova Officina i versi di Engelbrecht ci possono accompagnare ed elevare, ringraziando nel contempo anche Diabasis che ha edito la pubblicazione.

Siamo circondati dal buio, ma se editori e librai non cedono, potremo ancora contare sui poeti per invocare, come in un altro verso del libro, “fioriture spontanee”.

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