Sala parrocchiale con “miracolo”. Un miracolo laico, pur se con la sacralità che sempre porta in sé la poesia. Ma miracolo davvero, se per tale intendiamo la scena non scontata di un locale con tante persone in una domenica di settembre a tutto invitante fuorché a rinchiudersi. E invece

proprio questo è accaduto a San Leonardo, nella sala di via Micheli dove si presentava L’apprendista libraio, con i versi anglo-parmigiani di Peter Robinson. Qui il cronista dovrebbe e deve subito rivelare, con trasparenza, l’amicizia che da decenni lo lega a Peter (oggi docente all’Università di Reading e con alle spalle anche una esperienza giapponese) e a Ornella Trevisan, moglie di Peter ma anche presenza significativa – come ieri si è spiegato – in questo ed altri lavori di traduzione poetica.

Ma a rendere oggettivo il valore dell’incontro – al di là di ogni velo amicale – c’erano poi alcune e significative presenze universitarie da Parma e da fuori, ad iniziare da quella di Pietro De Marchi, docente in Svizzera e a sua volta poeta e narratore, qui nelle vesti di traduttore per questo libro italo-inglese di una quarantina di intense pagine.

L’incontro era stato programmato con modalità felicemente informali. La lettura alternata dei versi origjnali in inglese e della loro traduzione italiana ha anzitutto consentito di apprezzare la coinvolgente poeticità delle ispirazioni che Robinson ha trovato proprio nel quartiere di San Leonardo. E intelligentemente qualcuno dal pubblico ha fatto notare quanto possa essere utile il contributo della Cultura, e qui appunto della Poesia, non solo all’arricchimento personale di chi legge ma anche nel ri-formare il tessuto e l’identità di un quartiere che troppo spesso fa notizia solo per la cronaca nera.

Ed oltre al contenuto delle poesie, la presenza di De Marchi e il contributo della stessa Trevisan hanno consentito anche di conoscere più da vicino un lavoro essenziale e non semplice, ma affascinante, come quello della traduzione. Una traduzione qui esaltata e non complicata, come pure si è tentato di “provocare” i tre diretti interessati, proprio dal lavoro di team che ha unito il traduttore vero e proprio (poeta a sua volta, come ricordavo) all’autore e alla moglie.

Ma tutto questo non approderebbe a noi lettori se non vi fossero altri due personaggi fondamentali: l’editore (qui Pietro Silva, con la nobile finalità benefica rivolta all’Ospedale del Bambino) e soprattutto il libraio. Che qui non è solo nelle vesti di venditore: Carlo Ferrari, di Mondadori Euro Torri, è infatti il personaggio che ispira una delle poesie e il titolo dell’intera raccolta. Un “apprendista libraio” che semina cultura e rapporti umani a fianco delle “torri rosate che sorvegliano le tracce / dei profitti e delle perdite”. Se gli ipermercati sono spesso laiche e fredde cattedrali del consumo, sarebbe già un primo ottimo frutto dell’incontro diffondere fra i parmigiani la voglia di fare tappa anche nella bottega dei libri, magari proprio per accostarsi a questo prezioso volume capace di emozionare anche e soprattutto chi vive nel quartiere delle storiche torri Bormioli, che ci guardano anche dalla copertina nella bella foto di Linda Vukaj.

E poiché Robinson spiega (e dimostra) di voler cogliere la poesia “ovunque”, non può non restare dentro l’ultimo verso, che al di là della specifica dedica (alla moglie Ornella) vale per tutti noi e per la nostra necessità di scuoterci per cogliere a nostra volta il dove da cui “all this life came”, ovvero da dove è venuta e può venire “tutta quest’altra vita”. Il miracolo della Poesia, appunto, oltre che dell’Amore: potentissimi motori della vita più vera, da opporre all’ignoranza e all’aridità di tanta parte dell’oggi.

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