La palestra è bellissima. E a un tratto, muovendomi in attesa dell’inaugurazione fra le linee della pallavolo e la porta da calcetto, mi viene da fotografare ciò che più si addice al prof: il canestro. E una coincidenza vuole che proprio da quella posizione
un riflesso di luce si infili perfettamente nella retina, come il piccolo pallone di un tiro “a olio”, come si diceva un tempo quando la sfera si infilava senza toccare il ferro. E lì mi è venuto da sorridere, perchè in quel momento quella piccola coincidenza mi ha proprio fatto “rivedere” il prof.
Se la pallacanestro è lo strumento principale col quale Luciano Campanini ha fatto crescere per decenni tanti ragazzi, il secondo (o meglio il primo) mezzo della sua attività di educatore è stato il sorriso. La sua capacità di metterti davanti ai tuoi limiti innanzitutto per superarli, ma anche per saperli poi accettare (una volta che si fosse dato il massimo che si poteva!). E perfino per saperne sorridere.
Sì: intitolargli la palestra di piazzale Sicilia è stato davvero un bel modo per ricordare quel grande Professore di educazione fisica e di basket ma soprattutto di vita. E anche se su quel campo scenderanno ora generazioni che non l’hanno conosciuto, e che forse noi adulti fatichiamo di più a far sorridere, quella luce nel canestro certamente li accompagnerà e li aiuterà a diventare uomini e donne migliori, grazie alle lezioni dello Sport.
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