“La buona educazione le impedisce di mostrarsi viva”, ma “quale sarà il futuro di una classe operaia che oggi sciopera per il diritto all’ora del the?”, mentre sullo sfondo il popolo (imborghesito) grida alto “God save the Queen”? Parole di

Pier Paolo Pasolini, tratte dalla prima parte del film La Rabbia, mentre scorrono le immagini dell’incoronazione della ancora giovane sovrana nonostante fossero già trascorsi 10 anni dalla prima volta con la corona al momento del film (1963).

Nella seconda parte del film, anche Guareschi utilizza le immagini di Elisabetta: lo scrittore parmense mette però l’accento sui funerali di Giorgio VI (padre di Elisabetta) e si chiede se quel corteo maestoso e triste non sia piuttosto il funerale dell’Inghilterra e del suo impero, o addirittura il funerale della vecchia Europa, nonostante la nuova regina appaia “dolce, calma e con materna bellezza”.

Due flash che, come tante altre parti della Rabbia, oggi assumono un senso nuovo e interessante, confrontando ciò che è accaduto con ciò che comparve allora nell’analisi di due intellettuali così lontani e diversi, ma anche con alcune inaspettate assonanze. Un motivo in più per riscoprire La Rabbia, come ho cercato di spiegare nell’articolo qui sotto e in un libro appena pubblicato.

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