“E mi permetta, Eminenza: oggi ho accertato che ci sono ancora cardinali che credono in Dio”.

“Ah! Kvesta è krossa!”, balenò, concedendomi l’indulgenza plenaria di un fraterno quanto paterno sorriso”… C’è solo un giornalista al mondo che

poteva chiudere con questo scambio una lunga intervista al futuro Papa Ratzinger, in quel momento prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: Giorgio Torelli.

E in quello scambio c’è anche la sintesi di tutto ciò che ha reso il cronista della irripetibile Terza B, compagno di classe e di vocazione giornalistica di Luca Goldoni e Baldassarre Molossi: la curiosità sincera per la persona con cui parlare per poi raccontarla ai lettori, la profonda cultura cattolica, il vocabolario ricco e cesellato eppure accessibile ed efficace. Solo lui poteva strappare quella risposta e quel sorriso al futuro Papa Benedetto XVI, e solo lui poteva riuscire a commentare settimanalmente il Vangelo – accostandolo all’attualità – ai lettori di un foglio schiettamente laico come il Giornale di Indro Montanelli, che ebbe l’intuizione di affidare a “Giorgino” quel compito.

Era diversissimo da Montanelli come lo era da Giovannino Guareschi, col quale lavorò a Candido e al quale dedicò uno dei migliori contributi (“I baffi di Guareschi”) per comprendere il creatore del Don Camillo.

Torelli ha scovato notizie in vari continenti: anzi, ha saputo scovare e raccontare soprattutto buone notizie (e chi fa giornalismo sa quanto sia difficile farsi strada con quelle in mezzo al fango affascinante della triade sangue-sesso-soldi).

Inviato per il mondo (“Inviato molto speciale”, come titola il bel libro nel quale Torelli fu raccontato da Stefano Rotta), eppure con un indissolubile cordone ombelicale con Parma e con la Gazzetta: visse lì i suoi inizi per soli tre mesi, prima di iniziare la sua intensa carriera a Milano, e vi era tornato ad abitare da dieci anni, ogni domenica, con quel suo scrivere inconfondibile, avvincente come lo era il suo parlare. Uno splendido esempio di “strajè”, cronista coi baffi e col cuore che sapeva sempre scrivere con il sorriso.

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