Agosto se ne è andato via con giorni tiepidi, con il triste saluto a un’amica portata via troppo presto e con l’affetto rivolto a chi rimane insieme ai tanti amici dei tempi del liceo, e poi con tante tante brutte storie dai tg, che ogni giorno sembrano scavarci un fossato di violenze, aridità, egoismi… Inizia Settembre che

mi è sempre apparso adorabile, nel suo perpetuare l’estate obbligandoci però nel frattempo a rimetterci al lavoro e ai progetti, ma che anche – come cantava Guccini – “è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età, dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità…”.

E le perplessità sembrano ogni volta aumentare: certamente per le riflessioni private originate dagli anni che avanzano in fretta, ma anche e soprattutto per ciò che ci circonda e ci coinvolge. A riunirle in un elenco ci sarebbe da spaventarsi davvero: la guerra russo-ucraina sempre più lunga e stupida (e i tanti altri conflitti aperti nel mondo), le dittature, le storie mercenarie…e poi le organizzazioni criminali, le continue violenze sulle donne, i reati “minori”. E’ conflitto permanente (e lo dico anche come mea culpa) nelle dispute verbali sui social, dove qualunque sia il tema (dalla politica allo sport alla salute) sembra che non si ammetta la ragione, anche in parte minima, dell’altro. Fino agli insulti; quanti ne ho letti anche in questi giorni, dal derby calcistico ai leader nazionali. Insulti di destra e insulti di sinistra, secondo una tendenza che Pasolini capì mezzo secolo fa (e farebbe bene a tanti rileggersi quanto meno l’articolo sul tragico scempio del Circeo).

Se davvero settembre è il mese del ripensamento, forse dovremmo staccarci per un attimo da noi stessi e guardarci da fuori: che cosa ci apparirebbe? E poi dovremmo guardarci anche dentro, dai politici a noi cittadini: davvero ci piace questo clima di rissa continua? Siamo felici? E siamo contenti di noi stessi? Saremmo orgogliosi, di qua e di là dall’Enza, di una partita di calcio che si trasformasse in guerriglia come qualcuno minaccia? Se sì, siamo davvero malati, se dopo che il Covid e la guerra ci hanno rubato mesi di vita serena (senza contare appunto le tristezze della vita privata di tutti) ora ci avveleniamo i giorni da soli, anzichè cercare la più banale ma anche la più concreta delle convivenze: quella della pace e della solidarietà reciproca, dello spartirsi i problemi e dell’aiutarsi l’un l’altro.

Che è poi la vera Parmigianità: ben più vera di un piatto di anolini a ferragosto o di un “Reggio merda” urlato sui social, quando invece dovremmo celebrare il derby tra scaglie di formaggio, cupole del Correggio e film di Don Camillo e Peppone. Per poi tifare 90 minuti e poi prenderci per i fondelli per il risultato, magari insieme davanti a un piatto di gnocco o torta fritta. Sì: in settembre ricordiamoci di chiederci se siamo felici.

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