I nostri piccolissimi vulcani in miniatura.
Potrebbe sembrare una definizione esagerata, quando poi li si vede da vicino e risultano delle…agitate pozzanghere. Invece è vero: si tratta
di “vulcanelli di fango”, seppur davvero in miniatura: una formazione presente in varie zone d’Italia che nel Parmense si mostra nella versione delle “salse”, che si materializzano laddove dal terreno fuoriescano dei gas (solitamente idrocarburi e in prevalenza metano) mescolati a fango e acqua salata, da cui appunto il nome di salse.
Non è, contrariamente a quanto forse si potrebbe pensare, acqua calda. A spingerla verso l’alto è il metano allo stato gassoso intrappolato dalle argille che si sono formate per sedimentazione marina (già, perché un tempo la Pianura Padana era…mare. Ma di questo riparleremo in un’altra puntata).
Il nome barboj rimanda in modo onomatopeico al gorgoglio, da cui poi barbogli. Nel Parmense i barboj sono a Rivalta di Lesignano (cui si riferiscono le foto) e nella zona di Medesano, così come in regione ci sono salse nel Modenese, a Puianello.
Li si conosce da metà Ottocento ed è negli anni Settanta che è iniziata una vera tutela. Una tutela non sempre semplicissima, anche perché a volte i vulcanetti possono scomparire, per poi magari ricomparire poco distanti (a Rivalta una parte dell’area è ora un parcheggio…).
Parlavamo di tutela non sempre facile anche perché richiede un coordinamento con le esigenze dell’agricoltura di questi territori. Ma la protezione è necessaria anche per conservare specie vegetali esclusive delle zone salate, come la Puccinellia.
La pagina dedicata ai Barboj di Rivalta dalla Regione parla oggi di una superficie di 424 ettari (guarda qui tutti i link per saperne di più).
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