Tutta la verità e nient’altro che la verità? “Non potremo mai saperla” ci dice realisticamente Benedetta Tobagi, con una di quelle frasi che
a mio avviso già fanno la differenza fra chi vende fumo e chi compie un lavoro al servizio della collettività.
Il suo nuovo libro, Segreti e lacune. Le stragi tra servizi segreti, magistratura e governo (ed. Einaudi) è l’ulteriore tassello del continuo, rigoroso e appassionato lavoro che vede la Tobagi, ricercatrice con la profondità della storica e la chiarezza della cronista di razza, inseguire caparbiamente i fatti (e sottolineo “fatti”) che gradualmente e faticosamente si sono palesati e continuano a emergere sulla stagione orribile delle stragi in Italia, da Piazza Fontana in avanti.
Proprio perché si basa sui fatti, Benedetta Tobagi spazza via tanti equivoci che si trascinano, in buona e spesso in mala fede, da chi ignora o da chi ancor oggi intende inquinare, nascondere, confondere. E’ anche così che si spiega che qualche anno fa un’inchiesta nelle scuole appurò che per quasi uno studente su due la responsabilità delle stragi (le bombe nelle banche, nelle piazze e sui treni) “era delle Brigate rosse” e non della destra neofascista.
E tuttora molti pensano che quest’ultima sia un’opinione, poco suffragata da certezze, quando in realtà sentenze anche definitive hanno accertato nel tempo le responsabilità neofasciste da Piazza Fontana alla stazione di Bologna, con buona pace di chi fin da allora mise in piedi tentativi di depistaggi e di piste alternative: dalla caccia agli anarchici per Piazza Fontana (con il capro espiatorio Valpreda e poi con la morte di Pinelli) alla spesso invocata ma mai documentata pista palestinese o comunque internazionale per la strage alla stazione di Bologna.
A proposito di Bologna, il libro della Tobagi smonta anche gran parte dell’immagine costruita intorno a Fioravanti e Mambro, condannati definitivamente come colpevoli ma descritti da anni come due “spontaneisti” che avendo confessato molti omicidi ma non avendo mai ammesso la responsabilità nella strage, dovrebbero essere creduti in questa autoproclamazione di innocenza seppur smentita dai verdetti processuali. Sul libro trovate gli “ottimi motivi per dubitare della loro sincerità”, ma intanto basterebbe ricordare che mentre conosciamo nomi, volti e ammissioni di tanti protagonisti dei non meno orribili e condannabili atti della lotta armata di sinistra, la viltà orrenda e assassina delle stragi neofasciste si è costantemente abbinata alla viltà di chi mai ha ammesso responsabilità in questi reati, neppure quando comprovata dai processi.
Che poi si possa e si debba riflettere sul loro rapporto con pezzi deviati dello stato e dei servizi segreti è verissimo. Ma anche questo, come ben sottolinea Tobagi, non fa parte dei “misteri” italiani, bensì dei “segreti” che tanti si sono portati nella tomba e che tanti tuttora occultano con una costanza direttamente proporzionale alla meschinità di chiunque abbia in qualche modo contribuito o favorito quella stagione di sangue, allo scopo di condurre anche l’Italia (così come allora la Grecia o il Portogallo) a regimi politico-militari nel segno della reazione, e (tanto per sorridere di come oggi viene usato questo slogan) per essere pronti a contrastare le scelte del popolo.
(PS – Su Fioravanti-Mambro, da segnalare anche la pubblicazione uscita in edicola con Gazzetta dello sport e Corriere della sera)
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