Si può fotografare un sogno…? Solo se la magìa di quel sogno è tale da

poter stregare anche chi nella sua vita e nel suo lavoro di sogni ne ha realizzati, e regalati, tanti.

Ieri pomeriggio, nel Ridotto del Teatro Regio, si è parlato di un gigante, che ancora a 10 anni dalla morte è ben vivo e presente nella mente e nel cuore di chi fa o racconta musica: Claudio Abbado. E il racconto a quattro voci (l’ex sovrintendente Mauro Meli, i critici Angelo Foletto e Gian Paolo Minardi, il giornalista Mauro Balestrazzi), guidato da Paolo Maier del Teatro Regio, ne ha dato prova, anche poggiando sui due libri che in contemporanea e in modo quasi complementare hanno dedicato ad Abbado Balestrazzi e Foletto.

Perfino a un non addetto ai lavori sono apparsi subito chiari, dalle rispettive testimonianze, il rigore, la grandezza e insieme l’umiltà, la razionale passione, il garbo e la generosità con cui Abbado si è immerso in un repertorio e in una serie di intraprese (si pensi solo alla creazione di ben sette orchestre, che tuttora sopravvivono) che non ha eguali.

Sono le lezioni dei grandi, inarrivabili ma comunque capaci di farci da esempio e da stimolo. E in quella vita musicale fatta di tanti momenti prestigiosi, è stato bellissimo capire ieri quanto spazio avesse avuto quel concerto di “riapertura” del Teatro Farnese di Parma. “Claudio – ha spiegato Meli – inseriva il Teatro Farnese ogni due discorsi, in pratica ne parlava con me tutti i giorni! Lo adorava, quel teatro, e non sopportava l’idea che non ci si potessero fare dei veri spettacoli o che non se ne facessero affatto”. E ci si arrivò davvero, il 12 giugno 2011 dopo avere affrontato e risolto mille difficoltà tecniche e di sicurezza legate a questo luogo affascinante e fragilissimo: Abbado diresse al Farnese l’Orchestra Mozart.

Fu letteralmente un trionfo: una grandissima emozione per chi c’era, e davvero un sogno realizzato per il grande direttore: un attimo di magìa, fermato nella splendida foto che ieri faceva da sfondo all’incontro del Ridotto, e che Abbado, pur non incline a mostrare immagini legate alla sua attività, teneva a vista nella sala dei suoi ascolti musicali. Una favola vera, che è stato bello ricordare.

(PS – Emozione nell’emozione, come raccontavo già ieri su facebook, ieri al Ridotto è stata proiettata anche un’intervista ad Abbado del 1995 per il Tg Parma, ad opera di una già bravissima Ilaria Notari: quando un archivio di tv locale nasconde un piccolo pezzo di storia).

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