“Anno milleno centeno septvageno octavo”: è del 1178 uno dei più straordinari capolavori ospitati nella nostra città: la Deposizione. E nella scritta si aggiunge anche la “firma” del suo geniale autore:

“Antelami dictvs scvlptor fvit hic Benedictvs”, ovvero Benedetto Antelami, scultore e anche architetto che fu protagonista proprio a Parma: non solo con la Deposizione ma anche con la realizzazione del nostro Battistero. Ma questa prima puntata del nostro Non è mai troppo Parma è tutta dedicata alla Deposizione.

Un capolavoro “seminascosto” perché è posto nel transetto destro della Cattedrale di Parma, mentre chi sale i gradini è spesso attratto soprattutto da un’altra meraviglia: la Cupola del Correggio. La Deposizione se ne sta quasi in un angolo, ma questo rende poi la scoperta ancor più suggestiva, nel gioco di luci e ombre che la Cattedrale regala nelle varie ore del giorno. E se l’invenzione del Correggio è da vertigini e porta il nostro sguardo verso l’alto, l’opera dell’Antelami suggerisce nel suo caldo marmo rosso una ammirazione più raccolta, di fronte al momento più drammatico della vita del Cristo: quando appunto Gesù morto viene calato dalla croce.

E’ una “piccola” scultura (misura 230 cm x 110), ma si resta ipnotizzati nel vederla e poi nel capirne i dettagli. Maria che sorregge il braccio del Figlio, e a sua volta è aiutata dall’arcangelo Gabriele; il corpo del Cristo sorretto e abbracciato da Giuseppe di Arimatea; i soldati che si spartiscono le vesti del crocifisso; Nicodemo che sale la scala per liberare dai chiodi l’altra mano di Gesù: nel dettaglio del rettangolo, diviso in due dalla croce, l’opera ci offre una sequenza quasi cinematografica e insieme densa di simboli e di riferimenti collegati al Vangelo di Matteo.

Nella sua simmetria movimentata, la scultura antelamica appare simbolo di classicità (nel momento del passaggio dall’arte romanica al primo gotico) ma contemporaneamente ci parla in modo attualissimo dopo quasi un millennio. La Deposizione contiene il dolore che segue alla morte di Cristo, ma anche anticipa con alcuni riferimenti la sua imminente resurrezione. Un capolavoro assoluto, che i parmigiani dovrebbero recarsi ad ammirare (insieme alle altre meraviglie di Duomo e Battistero) anche più volte all’anno.

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