Scomode sono scomode. E sconti non ne fanno a nessuno, come so anche per…esperienza diretta. E proprio per questo mi piacciono, perché il problema non sono mai le idee diverse, se si sa confrontarle. Ecco perché (e non pensavo

di doverlo fare a distanza di sei mesi: leggi qui) torno a parlare della Casa delle Donne di Parma senza casa.

La vicenda l’hanno spiegata loro stesse. Ma il punto non è nemmeno la storia dello stabile di Largo 8 marzo cui fanno riferimento, come ho letto su Parmatoday. Il punto è un altro: una giunta di sinistra e attenta ai diritti civili, in una città che più volte ha dovuto registrare femminicidi e che quotidianamente racconta storie di varia violenza di genere, non può non avere fra le priorità quella di trovare una collocazione ad un gruppo che ormai da anni contribuisce alla vita culturale della città con iniziative di vario tipo.

Certo, come dicevo all’inizio possono non piacere a tutti. Ma il loro spessore anche culturale è indiscutibile, e chi era all’ex Eridania per il festival ReSister di settembre, e quindi non parla a casaccio o con battutine da tastiera, sa quale livello intellettuale ci sia dietro le loro prese di posizione. Se poi qualcuno in questa città ha problemi a parlare di patriarcato, fino al punto da partorire commenti vergognosi sulla famiglia di Gino Cecchettin, si inventi legittimamente strade proprie per affrontare il problema femminicidi-discriminazioni, se davvero il suo impegno non è di facciata e non nasconde proprio quel patriarcato del quale taluni non vorrebbero neppure udire la parola (comunque neppure su questo vocabolo mi sono mai fossilizzato: trovino loro termini “migliori”, purché si diano una mossa perché non esistano più Giulia né donne senza rispetto e pari opportunità).

Ma quello che è difficile accettare è che la città dei Tommasini e della liberazione dei manicomi (cito questo perché se ne è parlato nei giorni scorsi per l’anniversario di Basaglia) non sappia o non voglia sbrogliare qualche piccolo intoppo che impedisce, in Largo 8 marzo o non so dove, di dare alla Casa delle Donne una casa. Perché, come diceva proprio un loro striscione, “La libertà delle donne libera tutti”: tutti al maschile, perché riguarda anche e soprattutto noi uomini.

Il tempo vola veloce: pensate quindi al coraggio di Tommasini, in Piazza Garibaldi, e trovate finalmente una casa che farà bene a tutta la città. Anche se, come per scherzo (?) mi dissero una volta, io come maschio ne dovrò star fuori…

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