L’allarme in zona stazione, le baby gang, le paure dei negozianti, via Trento fra risse e droga, allarme scippi, le lamentele in Oltretorrente, Battistero in balìa di vandali. Ovvero, nell’ordine:

2007, 1999, 2007, 1999, 2001, 2010, 1998.

No, non sto dando i numeri. Ma mentre vuoto gli scatoloni dei ritagli mi capitano costantemente sott’occhio titoli di giornali parmigiani (non solo Gazzetta) che sembrano presi pari pari dalle cronache di questi giorni, con relativi commenti politici. E invece vanno da 24 a 12 anni fa.

Colpa della scarsa fantasia dei miei colleghi? Ovviamente no. Ma in omaggio alla celebre teoria di Giambattista Vico sui corsi e ricorsi storici, anche la cronaca nera parmigiana ripropone (e aggiungo purtroppo) situazioni analoghe, che sembrano ormai cronicizzarsi. Non è la prima volta che sottopongo ai lettori questa “moviola” parmigiana, perchè credo che toccando i fatti con mano (e sulla carta, ma nel senso concreto del termine) si possa uscire dal clima della doppia campagna elettorale di questo 2022 e ragionare un po’ più serenamente e concretamente su un tema di indubbio spessore ma di altrettanto indubbio adattamento agli umori e alle finalità elettorali del momento.

Le annate che ho fatto sfilare in fondo al primo paragrafo non sono assolute: si possono trovare articoli simili anche andando ulteriormente a ritroso. E questo ha un primo importante significato: Parma, negli ultimi 20-30-40 anni, non è mai stata (se non per rari sprazzi) l’isola felice che qualcuno ha raccontato nel dibattito sulle Comunali. Di più: che governassero Lavagetto e la sinistra; Ubaldi e Vignali e i civici; Pizzarotti e i Cinquestelle poi fuorusciti, la sicurezza è sempre stata ed è un problema vero e concreto. Non solo a Parma, ovviamente. E poichè parliamo di ordine pubblico, e non di strade asfaltate o di palestre o piscine comunali, il discorso investe inevitabilmente le azioni dei governi e delle loro emanazioni locali, molto più che quelle dei sindaci.

Allora, così come nella campagna delle Comunali appariva abbastanza forzato accusare Pizzarotti quasi come unico responsabile di un problema che data decenni e che va ben al di là dei poteri di un Comune, è altrettanto opinabile che qualcuno possa salire in cattedra a proposito delle politiche centrali. Dato atto alla destra che sicuramente ha posto più attenzione al problema rispetto alla sinistra (ma con qualche distorsione ed esagerazione e con una “predilezione” per i reati con autori stranieri), i tagli alle forze dell’ordine, gli indulti e le amnistie portano firme di vario colore politico, da sinistra a destra.

Semmai, proprio il ripetersi e il prolungarsi di questi fenomeni, deve indurci a individuare linee di contrasto che possano essere davvero efficaci. Spesso ho richiamato l’atmosfera della città dopo alcuni tragici fatti come i delitti di via Isola e del Federale (tra fine anni ’70 eprimi anni ’80): nessuno rinunciò allora alle proprie idee e alla propria impostazione (ed erano tempi di conflitti politici non certo meno ruvidi di adesso), ma nessuno ebbe la presunzione di avere in casa ricette risolutive ed autosufficienti.

E’ la banalissima legge del dialogo. Che presuppone l’umiltà e la conoscenza dei nostri limiti: è quindi verissimo che occorre qualche iniezione della severità reclamata da destra (controlli preventivi,disciplina degli arrivi in Italia, certezza delle pene ecc.) ma è altrettanto evidente che bisogna nel contempo agire sul piano sociale, anche a costo di rivedere qualche pregiudiziale contrarietà (ad esempio applicando lo ius scholae proposto da sinistra). Comunque si decida sul governo futuro dei porti, c’è ormai nei fatti una città multietnica, che ha davanti a sè due strade: integrazione o contrasti. Poi è evidente che chi sbaglia e commette reati deve pagare (straniero o parmigiano che sia), ma è impensabile risolvere questa situazione a colpi di slogan (destra) o ignorandola (sinistra).

La sicurezza è un tema vero, importante, grave. Per risolverlo, occorrono la mobilitazione, le idee e il contributo di tutti. C’è sicuramente (sarebbe ipocrita negarlo) un “contributo” agli episodi di cronaca nera da parte di cittadini immigrati che va combattuto (con la repressione ma anche con l’integrazione, come dicevamo prima). Ma è singolare che, nonostante questo, il numero complessivo dei reati sia in calo, a fronte di una maggiore multietnicità. Che cosa significa? Significa, semplicemente, che va combattuto il reato, senza pregiudizi legati alla carta d’identità o peggio al colore della pelle.

E anche noi cittadini “pramzàn” siamo compresi nel problema: ci siamo mai chiesti se i nostri esempi quotidiani nei comportamenti e ancor più nelle nostre parole nei social sono buoni esempi che facilitano la sicurezza…? Ecco: fatevi un “giro” nel facebook ducale e avrete tante risposte.

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